E’
possibile indicare genericamente con il termine stalking un insieme di
comportamenti, ad es. molestie, minacce, pedinamenti, telefonate
indesiderate, ripetute lettere, plurimi messaggi nella posta elettronica
ecc.) ripetuti ed intrusivi comportamenti di sorveglianza e di
controllo, di ricerca di contatto e comunicazione che una persona compie
nei confronti di una «vittima» che risulta infastidita e/o preoccupata
da tali attenzioni e comportamenti non graditi.
Si tratta quindi di una condotta riferibile ad un modello di
comportamento e non invece alle motivazioni ed agli effetti che tale
comportamento persegue ed ottiene. Sebbene si tratti di un fenomeno che
ha iniziato ad interessare gli psichiatri ed i medici forensi intorno
alla prima metà degli anni novanta,sia in ambito internazionale che
nazionale, a tutt’oggi è spesso ancora celato dalle stesse vittime,
mentre è oggetto di studio principalmente da parte di sociologi,medici
legali e psichiatri forensi, oltre che delle forze dell’ordine.
Lo stalking è un comportamento caratterizzato da ripetuti
e assillanti comportamenti caratterizzati da persecuzione, molestie,
minacce, aggressione verso una persona (non consenziente) (Krammer e coll. 2007). I comportamenti dello stalker sono caratterizzati da reiterazione sgradita di:
pedinamento, violazione spazio di vita, ricerca di contatto, accesso,
dialogo, intimità con violazione privacy, controllo, minacce.
Caratteristiche le molestie telefoniche, telematiche o dirette, con
costante intrusione nell’ambiente.
Il
termine stalking deriva originariamente dal linguaggio tecnico della
caccia ed in italiano si può tradurre con la locuzione “fare la posta” o
come “braccatura”.
In realtà, nell’ultimo secolo, l’accezione si è sempre più estesa verso
il senso figurato e familiare del termine, intendendo il verbo “to
stalk” come assillare, inseguire, molestare, braccare, ricercare, ma
anche in senso più lato seccare, disturbare, perseguitare, fare qualcosa
di nascosto cioè coperto da qualcuno o qualcosa.
Benché in letteratura non esista un’univoca definizione di stalking nel
corso degli anni se ne sono succedute molteplici tra cui quella di Meloy
e Gothard nel 1995 che lo definivano come
l’ostinato, malevolo, ripetitivo ed opprimente inseguimento di un’altra
persona con minaccia della sua sicurezza. Gli stessi Autori nella
definizione clinica segnalavano la presenza di un atto manifesto non
desiderato dalla vittima e percepito da questa come molesto.
Nel 1997 Pathè e Mullen adottavano, invece, la definizione di un insieme
di diversi comportamenti con cui un soggetto impone ad un altro
ripetute intrusioni e comunicazioni quali il pedinare, il sorvegliare, il
sostare nelle vicinanze o tentare approcci con la vittima, mentre per
comunicazioni si intendono l’invio di lettere e-mail, l’effettuare
telefonate e lasciare messaggi.
Nel 1998 Meoly indicava come stalking la «persecuzione e molestia
voluta, ripetuta e malintenzionata, perpetrata nei confronti di una
persona che sente così minacciata la sua sicurezza personale.
Sempre nel 1998 Tjaden e Thoennes definirono lo stalking come un insieme
di condotte dirette verso una precisa persona che implica un
avvicinamento visivo o fisico, una comunicazione senza consenso, minacce
o verbali o scritte o implicite, o una combinazione di esse, che
comporta una ragionevole paura nella persona per messaggi ripetuti in
due o più occasioni.
Sempre nel 1998 in America veniva promulgata una legge specifica, la
«Model Antistalking Law», che indicava come stalli un insieme di
comportamenti che comprendevano un avvicinamento fisico ripetuto e/o
minacce continue, che si erano verificati per almeno due volte,
includevano minacce esplicite o implicite nei confronti della vittima,
che erano rivolte verso una persona o i membri della sua famiglia e che
causavano alla vittima ed ai suoi familiari intensi sentimenti di
angoscia,paura o ansia.
In Italia, nel 2001, Galeazzi e Curci introdussero il concetto di sindrome dalle molestie assillanti» intendendo con queste un insieme
di comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza e controllo, di
ricerca di contatto e di comunicazione nei confronti di una vittima che
risulta infastidita e/o allarmata da tali attenzioni e comportamenti»; si
tratta in sostanza di un quadro sintomatico che rimanda ad una
patologia della comunicazione e della relazione,quadro che,dunque, mette
al centro dell’attenzione la relazione molestatore-vittima.
Il fenomeno appare sottostimato in
letteratura per vari motivi fra cui: una ridotta segnalazione data la
presenza di condotte di per sé stesse innocue e non oggettivamente
illecite o dannose; un comprensibile senso di pudore o riservatezza (dal
momento che i predetti comportamenti hanno luogo nel corso di una
qualche relazione personale già conclusa); un sentimento di paura o
sfiducia per le concrete difficoltà di affrontare e risolvere la
campagna di molestie.
Nei molteplici studi eseguiti in tema di stalking sono stati delineati gli elementi costitutivi dello stesso.
Nella sindrome del molestatore assillante è, infatti, possibile
distinguere: 1) un attore ovvero il molestatore (stalker), 2) una
vittima nei cui confronti lo stalker sviluppa un’intensa polarizzazione
ideo-affettiva e verso cui mette in atto una serie ripetuta di
comportamenti tesi alla sorveglianza e/o comunicazione e/o ricerca di
contatto.
In sintesi dunque :
I comportamenti associati allo Stalking sono:
- minacce con passaggio all'atto (aggressione, stupro, tentativo di sottrazione minore, omicidio;
- danneggiamento dei beni (auto, casa), furto;
- furto di identità telematica;
- controllo con microspie, videoriprese.
Il profilo della vittima è tipicamente:
- una donna, con storia di vittimizzazione familiare, personalità dipendente, separata – divorziata Se
c' è stato rapporto intimo con lo stalker ha un alto rischio di
aggressione /stupro. Altrettanto se isolata socialmente ed
economicamente;
- altre possibili vittime sono gli psichiatri ed operatori sociali e giudiziari
- sconosciuti, coi quali lo stalker, ha avuto anche semplici contatti i diverbi e che prende come vittima;
- personaggi celebri.
Sinteticamente le conseguenze sulla vittima sono:
- alterazione stile di vita, angoscia, “helplessness”;
- costi economici (danni ai beni, spese legali, costi da perdita /cambio di lavoro, trasferimento, ecc.);
- perdita di aspettativa affettiva verso il futuro;
- rischio per incolumità;
- angoscia per i figli – conseguenze anche su di loro;
- PTSD (disturbo da stress post traumatico);
- Disturbi d’ansia e dell’umore,
Le conseguenze nello specifico dello Stalking
Purtroppo
spesso, soprattutto per via di norme giuridiche che limitavano gli
interventi di prevenzione delle situazioni di emergenza, i comportamenti
di stalking possono essere protratti a lungo con conseguenze
psicologiche negative principalmente per la vittima, ma anche per chi lo
agisce e, talvolta, per chi lo osserva. La vittima, per quanto possa
essere breve il periodo in cui viene perseguitata, rischia di conservare
a lungo delle vere e proprie ferite. Le conseguenze dello stalking
infatti, per chi lo subisce, sono spesso diverse e si trascinano per
molto tempo cronicizzandosi. In base al tipo di atti subiti e alle
emozioni sperimentate possono determinarsi stati d’ansia e problemi di
insonnia o incubi, ma anche flashback e veri e propri quadri di Disturbo
Post Traumatico da Stress. Lo stalker che agisce
compulsivamente tende a seguire i propri bisogni e a negare la realtà,
danneggiando progressivamente la propria salute mentale e la qualità
della propria vita sociale che si deteriorano sempre di più, via via che
la persecuzione si protrae nel tempo. Il pubblico degli episodi di
stalking può essere il ristretto pubblico familiare che, identificandosi
empaticamente alla vittima, può sviluppare preoccupazioni per la
persona cara o forme vicarie di paura ed ansia. Ma il pubblico in senso
ampio, grazie all’importante ruolo dei mass media, è la società, in cui
l’esempio della violazione della privacy tollerata può rappresentare un
modello comportamentale che alimenta le possibilità di nuovi fenomeni,
anche perché quelli agiti spesso vengono spiegati (e parzialmente
giustificati) sulla base di “possibili raptus” o di “eccessi di amore”.
Profilo dell’autore
In genere trattasi di un uomo che ha avuto pregresso rapporto con la vittima ( maggior rischio
se intimo). Ha una storia di persecuzione e/o violenza vs terzi, che
spesso viene da famiglia con padre violento o controllante. In genere è
socialmente incompetente e solo.
Tipologie di Stalker (socio – situazionali)
La
coazione che connota il comportamento di stalking, e che permette di
delinearlo anche giuridicamente, ha fatto ipotizzare che tale problema
fosse una forma di “disturbo ossessivo”. Tuttavia, come è stato
osservato, i disturbi psicopatologici ossessivi sono connotati da
vissuti egodistonici relativi ai comportamenti attuati e,
conseguentemente, da un malessere provocato dalle idee, dai pensieri,
dalle immagini mentali e dagli impulsi ossessivi legati alla
persecuzione. Questi vissuti di disagio e di intrusione in realtà non
risultano presenti in genere negli stalkers che, al contrario, tendono
perfino a trarre piacere dal perseguitare.
È
molto importante sottolineare altresì che lo stalking non è un fenomeno
omogeneo; pertanto, risulta difficile fare rientrare i molestatori
assillanti in una categoria diagnostica precisa o identificare sempre la
presenza di una vera e propria patologia mentale di riferimento. Gli
stalkers non sono sempre persone con un disturbo mentale e, anche se
esistono alcune forme di persecuzione che sono agite nel contesto di un
quadro psicopatologico, questa non è una condizione sempre presente così
come non esiste sempre un abuso di sostanze associato al comportamento
stalkizzante.
Ciò
che è importante comprendere è che dietro a comportamenti di molestia
simili possono celarsi motivazioni anche molto differenti tra loro. A
questa conclusione si è giunti in seguito a studi che hanno esaminato il
profilo psicologico di numerosi stalkers e, sulla scorta dei quali, si è
giunti ad individuare cinque tipologie di stalkers , distinti in base ai bisogni e desideri che fanno da motore motivazionale (Mullen et al., 1999).
- Una prima tipologia di molestatore insistente è stata definita “il risentito” o “Rancoroso” (frustrati, soli, rivendicativi, rifiutati dalla vittima in contatto anche casuale
. Il suo comportamento è sospinto dal desiderio di vendicarsi di un
danno o di un torto che ritiene di aver subito ed è quindi alimentato
dalla ricerca di vendetta. Si tratta di una categoria piuttosto
pericolosa che può ledere prima l’immagine della persona e poi la
persona stessa. Il problema più grave è legato alla s carsa analisi
della realtà: perché il risentimento fa considerare giustificati i
propri comportamenti che, producendo sensazioni di controllo sulla
realtà, tendono a loro volta a rinforzarli.
- La seconda tipologia di stalker è stata denominata “il bisognoso d’affetto”
, una tipologia che è motivata dalla ricerca di una relazione e di
attenzioni che possono riguardare l’amicizia o l’amore. La vittima in
genere viene considerata, per via di una generalizzazione a partire da
una o più caratteristiche osservate anche superficialmente, vicina al
“partner o amico/a ideale”, una persona che si ritiene possa aiutare,
attraverso la relazione desiderata, a risolvere la propria mancanza di
amore o affetto. Spesso il rifiuto dell’altro viene negato e
reinterpretato sviluppando la convinzione che egli abbia bisogno di
sbloccarsi e superare qualche difficoltà psicologica o concreta. Questa
categoria include anche la forma definita “delirio erotomane”, in cui il
bisogno di affetto viene erotizzato e lo/la stalker tende a leggere
nelle risposte della vittima un desiderio a cui lei/lui resiste. L’idea
di un rifiuto, vissuto come un’intollerabile attacco all’Io, viene
respinta con grande energia e strutturando un’alta difesa basata
sull’allontanamento della percezione reale dell’altro, delle sue
reazioni e della relazione reale che viene sostituita da quella
immaginaria.
- Una terza tipologia di persecutore è quella definita “il corteggiatore incompetente o inadeguato ” o “infatuato”
, che tiene un comportamento alimentato dalla sua scarsa o inesistente
competenza relazionale che si traduce in comportamenti opprimenti,
espliciti e, quando non riesce a raggiungere i risultati sperati, anche
aggressivi e villani. Questo tipo di molestatore è generalmente meno
resistente nel tempo nel perseguire la persecuzione della stessa
vittima, ma tende a riproporre i propri schemi comportamentali cambiando
persona da molestare 6
- Esiste poi “il respinto”
, un persecutore che diventa tale in reazione ad un rifiuto. È in
genere un ex che mira a ristabilire la relazione oppure a vendicarsi per
l’abbandono. Spesso oscilla tra i due desideri, manifestando
comportamenti estremamente duraturi nel tempo che non si lasciano
intimorire dalle reazioni negative manifestate dalla vittima: la
persecuzione infatti rappresenta comunque una forma di relazione che
rassicura rispetto alla perdita totale, percepita come intollerabile.
Nella psicologia di questo tipo di “inseguitore assillante” gioca un
ruolo cruciale il modello di attaccamento sviluppato che è una delle
forme di tipo insicuro, in grado di scatenare angosce legate
all’abbandono che creano una tendenza interiore, più o meno consapevole,
a considerare l’assenza dell’altro come una minaccia di annientamento e
di annullamento del Sé.
5. Infine, è stata descritta una categoria di stalker definita “il predatore”. E’
costituita da un molestatore che ambisce ad avere rapporti sessuali con
una vittima che può essere pedinata, inseguita e spaventata. La paura,
infatti, eccita questo tipo di stalker che prova un senso di potere
nell’organizzare l’assalto. Questo genere di stalking può colpire anche
bambini e può essere agito anche da persone con disturbi nella sfera
sessuale, quali pedofili o feticisti. I “Predatori” sono ad alto rischio violenza, agiscono anche verso sconosciuti e sono potenziali criminali sessuali, con elementi in comune con i serial killers.
Nel 1999 Mullen et al. Distinsero lo stalker in:
a) rifiuto (si oppone alla fine di una relazione intima con azioni finalizzate a ripristinarla);
b) rancoroso ( compie molestie per vendicarsi di un torto che ritiene di aver subito da parte della vittima);
c) predatore (insegue la vittima, nei cui confronti prepara l’attacco, costituito spesso da una violenza sessuale);
d) corteggiatore inadeguato8trattasi del corteggiatore fallito in cerca di patner);
e) cercatore di intimità (aggredisce vittime sconosciute e personaggi celebri di cui è innamorato per istaurare una relazione).
f) Nel 2005 Hege segnalava 3 tipi di stalking rispettivamente quello
«emotivo» (Emotional Stalking: trattasi del tipo più comune, perpetrato
da ex coniugi, ex fidanzati ,ex amanti, ma anche ex pazienti, ex vicini di
casa o ex colleghi:in tutti i casi sussisteva una precedente relazione
affettiva interrotta e che non risulta accettata dallo stalker. In
questo caso l’interesse che spinge lo stalker può essere sia positivo
ovvero un tentativo di riavvicinamento sia negativo ovvero una vendetta;
ne conseguono comportamenti ambigui e paradossali come ad esempio le
minacce di morte seguite da invio di costosi regali. In questo gruppo
rientrano il «Respinto», il «Bisognoso di affetto», il «Corteggiatore
incompetente», il «Predatore» quello «delle celebrità». (Star Stalking:
trattasi della persecuzione perpetrata ai danni di persone di una certa
visibilità come ad esempio personaggi dello spettacolo,della politica
ecc., ad opera di sostenitori o invidiosi. In questo gruppo rientrano i
«Bisognosi di affetto» ed il «Corteggiatore Incompetente»:entrambi
ricercano infatti un rapporto idealizzato, concretamente impossibile.
Nel caso di stalker spinti da odio e gelosia si sono verificati casi
estremi di ferimento o addirittura omicidio della vittima) e quello
«occupazionale» (trattasi di un particolare tipo di stalking che inizia
sul posto di lavoro che poi sconfina nella vita privata della vittima,
ovvero, la motivazione proviene dal mondo del lavoro dove lo stalker ha
realizzato, subito o desiderato una situazione di conflitto o
persecuzione. L’interesse nello stalking occupazionale è quasi sempre
negativo e lo stalker occupazionale più comunemente rientra nella
tipologia del «risentito»).
Nella maggior parte dei casi trattasi di soggetti di sesso maschile che
non accettano la fine di un rapporto affettivo; in particolare, è stato
segnalato in letteratura che è più probabile che gli uomini stalker
agiscano nei confronti di una persona con cui hanno avuto in precedenza
una relazione intima. Inoltre, è stato segnalato che quanto più la
relazione interrotta era stata lunga e seria, tanto maggiori risultano
gli atti posti in essere dello stalker ed in particolare l’approccio
scelto è maggiormente quello fisico. Inoltre, si tratta di soggetti di
etnia caucasica, di circa 34 anni nel caso di pregresse relazioni intime
e di 36 anni e mezzo nel caso di relazioni non intime,con un livello di
occupazione inferiore alla vittima prescelta, con una storia affettiva
caratterizzata da relazioni intime sfortunate e che solitamente non vive
una relazione affettiva al momento della condotta di stalking. Inoltre,
è segnalato in letteratura, un pregresso uso di alcol o droghe,
pregressi episodi di violenza o maltrattamenti, pregressa diagnosi di
malattia mentale o di precedenti penali.
Temi clinici dello Stalker
Narcisismo, psicopatia => Disturbo Personalità di Gruppo II
Attaccamento paranoide / patologia dell'attaccamento
Parafilia
Psicosi (durata della persecuzione di anni )
S. come “droga endogena”
(Donne stalkers: psicosi, depressione)
Pericolosità dello stalker
Rischio evoluzione in comportamenti associati è massimo in “ s. predatori”
Fattori di rischio:
storia dell'autore e della vittima
pregresse minacce non denunciate
isolamento e vulnerabilità della vittima
Psicopatia
Comportamento pregresso di lunga durata
Effetti intervento / terapia
I provvedimenti di protezione sono utili per bloccare recidiva (quindi: scelta consapevole)
Negli S. psicotici è utile la terapia
Nessuna utilità del trattamento per psicopatici, narcisisti, perversi ( sono egosintonici)
Sempre pericoloso (salvo psicotico trattato)
Stalking e perizia psichiatrica
Quanto
alla sussistenza di sindromi o disturbi psichiatrici tipici degli
stalker non risultano sussistere fattispecie. Di fatto alcuni non hanno
problematiche psichiatriche altri sì. Egli soffre spesso di una
combinazione di disturbi ma lo stalker può anche essere un individuo
sano di mente allo stesso modo di tutti coloro che pongono in essere
atti illeciti.
Tra le ipotesi patologiche è indicata l’erotomania e il delirio
erotomanico, spesso espressioni di un quadro psicotico più complesso;
spesso sono presenti disturbi della personalità (in particolare i quadri
border-line, paranoidi e narcisistici).
L’ infermità (Vizio parziale o totale di mente) interessa alcuni Disturbi della Personalità e Sindromi psicoticche (“reato – sintomo”).
Ulteriori dati forniti dalla letteratura rilevano tra gli stalkers alti tassi di prevalenza di disturbi di personalità.
Disturbi di personalità borderline, narcisistico e paranoide risultano più frequenti nei molestatori motivati da “vendetta”. Si segnalano anche casi con disturbo di personalità NAS. Schizofrenia, disturbo delirante (tipo erotomanico e di persecuzione), disturbo bipolare – soprattutto nella fase maniacale – configurano ulteriori quadri psicopatologici associati al comportamento dei molestatori assillanti, tra i quali, peraltro,
sembra esistere un alto tasso di abuso e dipendenza da sostanze.
Altre informazioni utili:
Quanto all’età della vittima nel 1998 Tjaden et al. Identificavano nei
giovani adulti compresi nella fascia di età fra i 18 ed i 29 anni,
l’obiettivo primario dello stalker; nel 1999 palarea et al. Segnalavano
che l’età media della vittima di stalking è di 32. 3 anni nei casi di
persone che avevano/hanno avuto una relazione no Gli atti che
costituiscono lo stalking sono comportamenti solitamente accettati
socialmente e considerati normali, ma che nel caso dello stalking si
caratterizzano per invadenza e persistenza nel tempo, causando effetti
psicologici sulla vittima e rischio di violenza associato:lo
stalker,infatti, agisce con minacce esplicite ed atti di violenza a cose
e persone, anche se la maggior parte degli stalker non è violenta.
Tra i predetti atti- comportamenti- sono ricompresi: l’invio ripetuto di
regali,gfiori,telefonate assillanti o solo squilli, posta assillante e
disturbante (bigliettini, lettere, messaggi fax), il pedinamento
cibernetico (con ripetuto invio di e-mail ma anche messaggi di
messaggeria istantanea sms), gli appostamenti, i frequenti
incontri(apparentemente casuali,ma in realtà voluti e ricercati) sul
luogo di lavoro della vittima o nelle vicinanze di esso o nei pressi
dell’abitazione, gli atti vandalici nella casa o dei beni di proprietà
della vittima (come ad esempio il danneggiamento
dell’automobile), l’appropriazione della sua posta, l’osservazione della
vittima da lontano o il furto di suoi oggetti. Va sottolineato che non
esiste un comportamento o una serie di comportamenti sempre presenti
nello stalking.
E’ dunque, se non ogni attenzione indesiderata va interpretata quale
atto di stalking e neanche ogni atto persecutorio o molesto, ne consegue
che risulta estremamente difficile individuare il momento preciso in
cui è possibile identificare il fenomeno come tale.
Perciò, in ogni caso d’ipotetico stalking occorrerà prestare attenzione a
tutte le condotte dell’asserita vittima, in particolare alla
ripetitività dell’atto subito ed al suo perdurare nonché all’esistenza
di una precedente relazione tra molestatore e vittima.
Quanto al numeros minimo di eventi molesti necessari ed all’arco di
tempo in cui questi si devono sviluppare per qualificare come stalking
una determinata condotta ripetitiva,tra gli studiosi non sussiste
accordo.
Su quanto possa durare il periodo in cui la vittima patisce lo stalking,
in letteratura è indicato un lasso di tempo variabile; Hall, nel
1998, indicava un periodo compreso tra 1 e 3 anni, mentre i dati della
NVAW Survey (National Violence Against Women Survey) segnalavano una
durata fino a un anno con un periodo significativamente maggiore nei
casi di stalking coinvolgenti persone che avevano una relazione intimas;
Aramini segnalava una durata variabile fra 3 settimane e 2 anni; Hege
segnalava come parametro minimo una durata di tre mesi.
Quanto alla frequenza degli atti a parere di Pathè e Mullen lo stalking
si verifica solo se le intrusioni hanno raggiunto una frequenza di
almeno dieci episodi nell’arco di quattro settimane; a parere di
Hege, invece, le azioni moleste devono avere cadenza almeno settimanale.
Riguardo al tipo di violenza essa può essere sia fisica (uso di
qualsiasi atto teso a far male od a spaventare la vittima:può trattarsi
di aggressione fisica grave con ferite che richiedono cure mediche, ma
anche di un semplice contatto fisico mirante a spaventare ed a rendere
la vittima soggetta al controllo dell’aggressore) che
psicologica (rappresentata da una serie di atteggiamenti intimidatori,
minacciosi,vessatori, con tattiche di isolamento poste in essere
mediante ricatti, insulti verbali, colpevolizzazioni pubbliche e private,
ridicolizzazioni e svalutazioni continue, denigrazioni ed umiliazioni;
di fatto l’aspetto psicologico più grave è l’imprevedibilità
dell’aggressione).
I dati riportati in letteratura sono molto controversi: la maggior parte
degli stalker non sembrerebbero di indole violenta ed i loro gesti
sarebbero per lo più benigni come l’offerta di regali, l’invio di
lettere o messaggi lasciati sull’auto o sulla porta di casa, i
pedinamenti ecc.; le predette azioni, però, vengono percepite dalla
vittima con paura ed è stato osservato che,proprio i ripetuti rifiuti
possono portare lo stalker ad assumere comportamenti estremi come
minacce esplicite e violenze.
Di fatto, occorre tenere presente, che le azioni dello stalker possono
essere percepite in maniera diversa a seconda della vittima ovvero della
percezione soggettiva della stessa che risulta direttamente correlata
al suo stato culturale:ad esempio un soggetto potrebbe trovare violenta
ed intollerabile un’azione che invece un’altra persona potrebbe
considerare come una sciocchezza neanche fastidiosa.
Passando ora ad analizzare le caratteristiche della vittima, trattasi
nella preponderanza dei casi di soggetti di sesso femminile, con cui lo
stalker uomo ha avuto in precedenza una relazione; al contrario, le
donne Autrici di stalking per lo più agiscono nei confronti di una
vittima con la quale hanno avuto una relazione non intima.n intima.
Secondo uno studio condotto da Hall et al. Nel 1998, e successivamente è
confermato anche da altri Autori, si tratterebbe di donne che non hanno
una situazione relazionale stabile al momento dello stalking in
particolare meno di ¼ delle vittime è sposata o risposata o convivente.
Trattasi di donne il cui livello d’istruzione risulta più elevato di
quello dello stalker e nella maggior parte dei casi appartenenti alla
razza caucasica.
E’ stato segnalato che una pregressa relazione tra stalker e vittima è
un fattore discriminante, ovvero, sono più frequenti le minacce verso la
vittima,la violenza verso le persone e verso le proprietà e le minacce
effettivamente seguite da violenza rispetto ai casi in cui la vittima
non è intima; vi è, inoltre, la ricerca da parte dello stalker di un
rapporto più fisico con la vittima anche per il fatto di conoscere il
suo stile di vita ed i luoghi frequentati;inoltre,i comportamenti di
stalking possono essere alimentati da risposte affettive alla
dissoluzione della relazione (collera, gelosia, rifiuto, ecc.) che sono più
intense se la relazione è intima.
Non
è nemmeno escluso che le vittime dello stalker possano essere più
persone appartenenti ad un medesimo gruppo familiare:è il caso di
persecuzioni e molestie telefoniche perpetrate contro i coniugi e
persino contro i figli della coppia da parte di un ex amico di famiglia,
innamorato della donna: sono le cosiddette vittime secondarie ovvero
vittime coinvolte nelle molestie senza esserne l’oggetto primario.
E’ inoltre segnalata la tipologia di vittime fittizie. Trattasi di
stalker con inversione di ruolo o persone affette da deliri persecutori o
da disturbi fittizi propriamente detti o di simulatori che, appunto,
simulano per ottenere benefici economici o di altro tipo.
Quanto al profilo sociale la vittima può anche essere un personaggio
dello spettacolo, oppure un medico (è il caso del paziente che
perseguita il proprio terapeuta), o il caso di un infermiere, un perito,
un giudice, un assistente sociale, ma anche un vicino di casa.
In
sintesi a diventare “molestatore assillante” o “stalker” può essere una
persona conosciuta con cui si aveva qualche tipo di relazione o perfino
uno sconosciuto con cui ci si è scontrati anche solo per caso, magari
per motivi di lavoro. Inseguimento, molestia e persecuzione possono
manifestarsi sotto innumerevoli forme.
Esse possono essere qualcosa di sporadico oppure possono essere
insistenti manifestazioni di un fenomeno psicologico e sociale
conosciuto soprattutto con il nome di “stalking” , ma chiamato anche “sindrome del molestatore assillante” , “inseguimento ossessivo” o anche obsessional following
. La terminologia più comune, quella di “stalking”, è stata coniata con
la finalità di raffigurare simbolicamente, con un termine in lingua
inglese che significa “appostarsi”, l’atteggiamento di chi mette in atto
molestie assillanti e per questo viene definito “stalker”.
Il “molestatore assillante” manifesta, infatti, un complesso insieme di
comportamenti che vengono ben racchiusi sinteticamente dall’espressione
“fare la posta” che comprende l’aspettare, l’inseguire, il raccogliere
informazioni sulla “vittima” e sui suoi movimenti, comportamenti che
sono quasi sempre “tipici” di tutti gli stalkers, al di là delle
differenze rilevate di situazione in situazione.
In effetti alcuni studi compiuti su questo fenomeno (Mullen P. E. & al., 2000) hanno distinto due categorie di comportamenti attraverso i quali si può attuare lo stalking.
- La prima tipologia comprende le comunicazioni intrusive, che includono tutti i comportamenti con scopo di trasmettere messaggi
sulle proprie emozioni, sui bisogni, sugli impulsi, sui desideri o
sulle intenzioni, tanto relativi a stati affettivi amorosi (anche se in
forme coatte o dipendenti) che a vissuti di odio, rancore o vendetta. I
metodi di persecuzione adottati, di conseguenza, sono forme di
comunicazione con l’ausilio di strumenti come telefono, lettere, sms,
e-mail o perfino graffiti o murales.
- Il secondo tipo di comportamenti di stalking è costituito dai contatti, che possono essere attuati sia attraverso comportamenti di controllo
diretto, quali ad esempio pedinare o sorvegliare, che mediante
comportamenti di confronto diretto, quali visite sotto casa o sul posto di lavoro, minacce o aggressioni. Generalmente non si ritrovano due tipologie separa