Curare l’Ansia e i suoi sintomi.
L’ansia può essere vista come una reazione della psiche e del corpo alla percezione, non sempre reale, che il soggetto ha degli eventi della vita. A differenza della paura, che spesso dipende da un fattore esterno concreto, l’ansia è legata a un fattore interno ed è quindi più difficilmente controllabile.
Anche l’ansia, come le altre emozioni, non è disfunzionale in sé ma, anzi, è indispensabile per la sopravvivenza o per l’incolumità del soggetto che si trova ad affrontare situazioni difficili. In alcune situazioni, però, la sovrastima del pericolo o la sottostima della capacità di farvi fronte, contribuiscono ad accrescere i sintomi d’ansia che, a loro volta,diventano fonte di minaccia per l’individuo che li sperimenta.
Nel momento in cui l’ansia diventa persistente e pervasiva non può più essere considerata adattiva, ma al contrario diviene patologica, e causa così una conseguente compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o di altri ambiti importanti e di difficile gestione, in quanto l’individuo non è in grado di controllare e gestire la preoccupazione.
La persona, quindi, si trova a vivere in un costante stato di allarme: vive ogni esperienza, soprattutto se sconosciuta, con preoccupazione e agitazione, prefigurandosi scenari tormentati rispetto a ciò che accadrà. Un tentativo, questo, di controllare la paura che però risulta inefficace in quanto non fa altro che alimentare ulteriormente lo stato di ansia.
La maggior parte delle persone con problemi di ansia, lamentano numerosi sintomi e disturbi tra cui ad esempio: palpitazioni; tachicardia; sudorazione eccessiva; sensazione di soffocamento; dolore o fastidio al petto; sensazioni di sbandamento e/o di svenimento.
I soggetti arrivano, ad una quasi totale compromissione della vita di relazione e dell’autonomia quando appunto, lo stato d’ansia risulta essere particolarmente intenso e prolungato nel tempo.
L’ansia può assumere diverse forme, identificabili sulla base dei sintomi presentati e della specifica compromissione che ne deriva. Le sue manifestazioni possono coinvolgere diversi piani:
- quello delle emozioni, con comparsa di tristezza, paura, colpa, ecc.;
- quello del comportamento, con rituali, compulsioni alimentari, iperattività, assunzione di sostanze d’abuso, ecc;
- quello delle manifestazioni somatiche con somatizzazioni o malattie psicosomatiche;
- quello cognitivo con rallentamento o accelerazione, ridotta concentrazione, ridotta capacità di performance, ecc..
Tuttavia, di solito, il disturbo d’ansia diventa motivo di consultazione e di supporto psicologico quando la persona ha fallito nei propri tentativi di gestione dei sintomi.
Spesso ci si affida ai farmaci, anche se il grosso limite delle cure farmacologiche ansiolitiche è quello di sedare l’ansia, ma di non avere effetto sulla percezione di paura, per cui spesso, dopo un miglioramento iniziale, il problema si ripete perché non risolto alla base.
In realtà, un’adeguata terapia di quelli che vengono classificati come disturbi d’ansia prevede la risoluzione della percezione di paura, che avrà come effetto l’interruzione della reazione psicofisiologica di ansia.
Un trattamento utile e duraturo è un percorso di sostegno psicologico in cui il paziente viene aiutato ad affrontare, attraverso gli incontri, tutte quelle situazioni che mettono la sua psiche in condizione di stress immotivato e lo portano a provare emozioni forti e totalizzanti come gli attacchi di panico, apprensione e preoccupazioni ingiustificate, sensazione di pericolo o altre fobie specifiche.
Per questo, il trattamento della crisi d’ansia consiste inizialmente nel creare una situazione ambientale rassicurante, capace di ridurre al minimo le stimolazioni che sono all’origine dello stato ansioso. Il percorso di sostegno, quindi, si propone di individuare gli eventi scatenanti l’ansia nell’individuo, coglierne i vissuti correlati e il significato che questi eventi assumono nella narrazione di vita dello stesso. Ogni individuo ha una propria storia di vita, per cui ciascuno apparirà più vulnerabile rispetto a certi eventi di vita significativi dal punto di vista emotivo piuttosto che verso altri, eventi che possono generare in lui più facilmente il vissuto di ansia.
L’ansia di per sé è una normale condizione fisiologica con una sua utilità in molti momenti della vita, perché mantiene vigili ed attenti in situazioni percepite come pericolose ed è funzionale a una buona selezione degli stimoli ricevuti, oltre che esaltare le emozioni legate a situazioni conclusesi per il meglio.
L’ansia insomma non è solo un limite o un disturbo, per queste se riconosciuta ed analizzata può diventare uno strumento di analisi di se stessi ed essere sfruttata come una risorsa.
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Attacchi di Panico:
sintomi e cura
Sempre più persone oggi vivono
l’esperienza dell’attacco di panico.
Pochi secondi o qualche minuto in cui il corpo
e la mente sono sconvolti dall’incontro improvviso con paure profonde:
la malattia, la morte, la follia, e spesso poi la “paura della paura” che
congela la vita quotidiana, rendendo impossibili anche le attività più
semplici.
Un attacco di panico è un episodio breve ed intenso in cui si sperimenta un’ansia
acuta, che nasce improvvisamente e che comporta sintomi fisici e vissuti
psicologici di paura e impotenza. La sua esperienza è stressante fisicamente e
mentalmente tanto che poi gli effetti psicofisici lasciano i
soggetti stanchi, scoraggiati e confusi.
Durante un attacco di panico, il corpo è
investito da alcuni sintomi, tra cui quelli più frequentemente riportati
sono:
·
difficoltà
respiratoria, definita dispnea, con sensazione di soffocamento;
·
tachicardia
o palpitazioni, spesso associati a dolori al torace;
·
aumento
della sudorazione oppure brividi, legati a repentini cambiamenti della
temperatura corporea e della pressione;
·
rossore
al viso e talvolta all’area del petto;
·
capogiri, stordimento,
debolezza, nausea;
·
parestesie,
comunemente rappresentate da formicolii o intorpidimenti nelle aree delle mani,
dei piedi e del viso.
Inoltre, le persone che affrontano un
attacco di panico riferiscono degli stati psicologici tipici
che comprendono:
·
sensazione
di non essere parte della realtà o di essere
osservatore esterno del proprio corpo e dei propri processi mentali;
·
presentimento
che stia per avvenire qualcosa di terribile associato ad una sensazione di
impotenza nel gestirlo;
·
paura
di perdere il controllo o di impazzire;
·
paura
o convinzione di essere vicini alla morte, crisi
di pianto;
·
sensazione
di rivivere qualcosa di già provato (deja-vù).
Alcune persone sperimentano attacchi
di panico occasionali, ossia reazioni di ansia acute a periodi
di stress che tendono a non ripresentarsi se ci si allontana dagli stimoli
stressogeni e se le condizioni personali e ambientali sono ancora tali da
favorire il superamento veloce e completo della situazione che li ha scatenati.
Tuttavia ciò che spesso si innesca dopo il
primo episodio è una paura persistente di avere un nuovo attacco di
panico, una trappola che può finire per incatenare la persona,
che arriva a auto indagare ogni suo minimo segnale fisico.
La preoccupazione di star male influenza pensieri, emozioni e comportamenti,
portando a chiudersi in sè modificando il proprio stile di vita, per
proteggersi dalla sofferenza.
Evitare le situazioni considerate “a
rischio”, dove si
è già sperimentato il malessere o si immagina di star male senza poter ricevere
aiuto, porta velocemente ad evitare di frequentare luoghi diversi,
condizionando la persona che ne
soffre che, a sua volta, tenderà
a sentirsi non compresa, e lasciata sola con il proprio malessere. Anche i
rapporti di coppia possono essere gravemente compromessi dal disturbo di panico e in alcuni casi si genera una
tale dipendenza dal partner che si rischia di soffocare, di
rendere eccessive le richieste creando sensazioni di impotenza o
diffidenza nell’altro.
È estremamente importante che il
problema venga affrontato in un percorso di sostegno psicologico adeguato dove, rielaborando il proprio
vissuto, questo non si cristallizzi e non si ripresenti, diventando uno
sgradevole “compagno di vita”. Capita infatti che, senza un percorso
di sostegno adatto, l’attacco di panico possa ripresentarsi e
acquisire una frequenza media plurisettimanale o, in casi peggiori, presentarsi
anche più volte al giorno.
Il percorso di sostegno psicologico è
rivolto a stabilire i processi che mantengono i sintomi e soprattutto a capire
cosa può aggravarli,
ovvero quali pensieri, azioni, comportamenti propri e degli altri stanno alla
base del mantenimento del disturbo nel qui e ora. L‘intervento per questo è teso alla rottura del loop disfunzionale
che sostiene il sintomo a livello psico-sociale.
Per superare questo disturbo è
necessario prendere consapevolezza della natura
benigna del problema, che spesso scaturisce da una reazione naturale a
fattori di stress e sovraccarico. Per questo è importante imparare a collegare
i sintomi ai fattori scatenanti, per acquisire un buon controllo delle crisi.
La disponibilità a mettersi in gioco
favorendo risposte comportamentali più adattive alle situazioni ansiogene è una delle caratteristiche che può
favorire il successo in un percorso di guarigione ed è per questo fondamentale ad
esempio cambiare il proprio stile di vita, eliminando ciò
che può aumentare il rischio di attacchi di panico come l’alimentazione,
l’attività fisica e la protezione della sfera psichica.
È importante imparare a riconoscere e
distinguere le sensazioni fisiche sperimentate, al fine di ridurre la tendenza a
rispondere sempre con ansia a minimi segnali fisici, imparare anche tecniche
specifiche per gestire l’ansia, come il Training Autogeno, il rilassamento
respiratorio e tecniche di pensiero positivo che servono a
migliorare l’atteggiamento verso sensazioni corporee, eventi esterni e verso se
stessi.
La frequenza delle sedute è variabile e
soltanto le prime di valutazione sono a cadenza settimanale. Questo perché la
persona deve vivere nel proprio contesto e risolvere i sintomi all’interno
dello stesso senza diventare dipendente dal trattamento
psicologico.
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Anoressia e Bulimia:
disturbi del comportamento alimentare
I disturbi del comportamento alimentare
comprendono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa ed i disturbi
dell’alimentazione non altrimenti specificati in cui ad esempio rientrano le abbuffate
incontrollate ed i problemi legati alla sfera alimentare che non possono essere
diagnosticati in maniera esaustiva come anoressia o bulimia.
L’anoressia nervosa, è un disturbo che tende a presentarsi
durante adolescenza o nella prima età adulta, interessando prevalentemente il
sesso femminile anche se è in aumento anche tra i maschi. Chi ne soffre tende a
presentare un’avversione verso il cibo, causata dalla paura dell’aumento di
peso, anche quando infondata. Inizia così una forte diminuzione del cibo
ingerito o un eccessivo esercizio fisico, con il chiaro intento di smaltire il
peso.
Le persone anoressiche, sono
intelligenti, con un’estrema sensibilità ed una enorme difficoltà a controllare
le emozioni e le proprie relazioni. Imparando
a controllare il cibo, astenendosi in modo reiterato nel tempo, "imparano
a controllare" indirettamente anche la loro emotività, creando un’anestesia emotiva,
un’astinenza da tutto ciò che può risultare piacevole. Arrivano
a crearsi un’armatura che, se da un lato le difende dalla loro sensibilità,
dall’altro le schiaccia e le opprime imprigionandole. In loro, è presente
la paura di perdere il controllo di fronte ad ogni esperienza che
porti piacere.
Tra i criteri diagnostici per l’Anoressia
Nervosa per il DSM-IV-TR:
·
Rifiuto
di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e
la statura.
·
Paura
di acquistare peso o ingrassare, anche quando si è sottopeso.
·
Alterazione
del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva
influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto
di ammettere la gravità del sottopeso.
·
Nelle
donne dopo il menarca, amenorrea, cioè assenza di almeno 3 cicli mestruali
consecutivi.
Può essere con
Restrizioni o con abbuffate o condotte di eliminazione (vomito autoindotto, uso
eccessivo di lassativi, diuretici).
I familiari cercano di porre rimedio al
problema, insistendo per farle mangiare,
assecondando i suoi riti, il bisogno di fare esercizio fisico, i
pasti lunghi, il tagliare il cibo in piccoli pezzi, ecc,
controllando e finendo per peggiorare il problema.
Rispetto al trattamento, prima di iniziare una percorso d’aiuto, è
necessario che vi sia il riconoscimento del problema affinchè ci sia una collaborazione
da parte del paziente. Può capitare infatti che l’anoressia, non venga
percepita come un problema, proprio per il soddisfacimento che da a livello del
piacere legato al controllo. In ogni caso la terapia si basa su un intervento
orientato, da un lato sulla persona e dall’altro sul sistema relazionale in cui
è inserita.
La bulimia è caratterizzata dalla presenza
di episodi di perdita del controllo nel mangiare, ripetuti nel tempo. Le
persone bulimiche, come le anoressiche, presentano una grande fragilità
emotiva ma, a differenza di queste, hanno una grande difficoltà nel dominare le
proprie reazioni. Molte più donne che uomini hanno problemi di bulimia, e ancor
più comunemente essa capita tra le adolescenti. La persona interessata è
di solito consapevole che il suo modo di mangiare è anomalo e per ciò prova
paura o senso di colpa. Indizi di questo disturbo comprendono l’iperattività,
particolari abitudini alimentari o frequenti perdite di peso.
Tra i criteri diagnostici per la Bulimia secondo il
DSM-IV-TR:
·
Ricorrenti
abbuffate, caratterizzate da
entrambe le caratteristiche:
- Mangiare una quantità di cibo
significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone
mangerebbe nello stesso periodo ed
in circostanze simili.
- Sensazione di perdere il controllo
durante l’episodio (sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a
controllare cosa e quanto).
·
Ricorrenti
e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come
vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, farmaci, digiuno o
esercizio fisico eccessivo.
·
Le
abbuffate e le condotte compensatorie si verificano entrambe in media almeno
due volte alla settimana, per tre mesi.
·
Livelli
di autostima indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporeo.
·
L’alterazione
non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di Anoressia Nervosa.
Rispetto al possibile trattamento ci
si può orientare verso l’eliminazione della sintomatologia acuta, e verso
la conseguente ristrutturazione del problema nel concedersi piccoli
piaceri anche nei rapporti interpersonali, senza paura di perdere il controllo.
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Depressione: sintomi
e cura
Nel linguaggio comune "essere depressi", indica spesso il sentirsi po’
tristi per qualcosa, magari una brutta giornata sul lavoro, una discussione con
qualcuno ecc. La tristezza è un emozione umana ed è normale attraversare dei momenti di
sconforto in relazione agli eventi della vita.
Con il termine Depressione si indica una sindrome altamente
invalidante, caratterizzata da sintomi psico-fisici specifici che, avendo
continuità nel tempo, determinano conseguenze negative nella vita sia personale
che sociale dell’individuo.
La caratteristica principale di questa
patologia è l’umore depresso caratterizzato da profonda tristezza,
ansia, melanconia, sofferenza morale e disperazione, che si
presenta con modalità pervasiva, quindi per la maggior parte del giorno, quasi
ogni giorno.
Si riscontra inoltre una profonda
anedonia, traducibile in una perdita totale per gli interessi o
le gioie della vita. Insorge un’estraneità affettiva, che porta a trascurare se
stessi e gli altri.
Tra i sintomi fisici più comuni vi sono: un significativo calo (afagia) o
aumento (iperfagia) di peso, la perdita della capacità di riposare
correttamente (insonnia) o la volontà di dormire continuamente (ipersonnia), la
perdita del desiderio sessuale, cefalee frequenti, oltre ad un senso di
affaticabilità e/o mancanza di energia; gli impegni quotidiani sembrano
richiedere un enorme fatica, c’è un calo delle prestazioni scolastiche o
lavorative. Nei casi di depressione più gravi, il depresso non trova neanche la
forza di alzarsi dal letto.
I sensi di colpa per non riuscire ad
essere come si vorrebbe, sono un altro campanello d’allarme, uniti quasi sempre a forti
sentimenti di autosvalutazione (tendenza a "buttarsi giù"), e a
grandi sofferenze morali, pessimismo
e aspettative negative nei confronti del futuro, degli altri e della
vita. Nei casi più gravi la depressione si accompagna ad un rallentamento
psicomotorio (rallentano persino i pensieri).
Questo senso di disperazione e le
visione di un futuro buio e senza via d’uscita, oltre ad innescare un tremendo
circolo vizioso, può condurre in alcuni casi a pericolosi e ricorrenti pensieri
suicidari; la morte viene vista come una liberazione, l’unico
ed efficace modo per sfuggire alla sofferenza propria e degli altri.
La caratteristica dei depressi è il
senso di “rinuncia” nei riguardi di se stessi, degli altri,
del mondo. In cambio di lottare strenuamente contro le avversità della vita e
la depressione, si abbattono e rinunciano per mancanza di energia, senso di
invalidità e assenza di piacere nella vita.
L’apatia, lo stato patologico di
abbattimento fisico e psichico, la mancanza della voglia di vivere, la
spossatezza fisica, la tristezza e la malinconia persistenti, una profonda
disistima verso sé stessi, sono tutti disturbi tipici di uno stato depressivo.
Una condizione che va affrontata al più presto nel momento in cui ci si rende
conto che è diventata un’abitudine radicata del pensiero, affidandosi all’aiuto
di uno specialista.
L’aiuto per superare la Depressione deve
essere mirato e capace di rompere
lo schema rigido del comportamento di rinuncia, e deve saper
cogliere i bisogni sottesi a tale modalità disfunzionale.
Escludendo condizioni mediche generali,
la depressione è un’alterazione dell’umore che oggi trova
risoluzione in tempi brevi grazie
a nuovi metodi di intervento psicologico, anche senza uso di farmaci.
Lo psicologo valuta e cerca di risolvere
il loop disfunzionale, il circolo vizioso in cui paziente e
familiari si trovano, fatto di tentativi di soluzione del problema che
falliscono facendo percepire a tutti una sensazione di impotenza,
incapacità e rassegnazione. Quel che è importante tenere a mente è che la
depressione è una condizione psicologica molto comune di cui non ci si deve vergognare,
che non solo può essere curata ma da cui si può guarire completamente: è molto
difficile però riuscirci da soli.
La depressione può essere affrontata, quindi, in un percorso di sostegno
psicologico adeguato e professionale, in cui, fin dal primo incontro, si cerca
di individuare e circoscrivere i motivi del disagio per modificare quelle
dinamiche di pensiero o comportamentali che generano la sofferenza del paziente.
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Curare le Malattie
Psicosomatiche: dai sintomi alle emozioni
La caratteristica comune dei Disturbi
Psicosomatici o
Somatoformi è la presenza di sintomi fisici che inducono a pensare ad una
condizione medica generale, da cui non sono invece giustificati così come non
sono spiegati dagli effetti diretti di una sostanza o di un altro disturbo
mentale.
Stanchezza cronica, disturbi
gastro-intestinali, dermatite, cefalea, crampi e molti altri sintomi, non intenzionali e fuori
dal controllo della volontà, causano spesso un disagio o
una menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo, o in altre aree.
I Disturbi Psicosomatici sono
quindi malattie fisiche che provocano danni a livello
degli organi dell’individuo, ma vengono scatenate da dinamiche psicoemotive che si esprimono attraverso il
corpo. I sintomi
psicosomatici sono dunque il risultato di situazioni di forte stress,
disagio, paura, ansia che
attivano ed iper-attivano, come in un continuo stato di emergenza il sistema
nervoso autonomo, che a sua volta reagisce con risposte vegetative che
provocano problemi fisici.
Generalmente i Disturbi Psicosomatici si
manifestano a danno:
·
dell’apparato
gastrointestinale (gastrite, colite, ulcera),
·
dell’apparato
cardiocircolatorio (tachicardia, aritmia, ipertensione),
·
dell’apparato
respiratorio (asma, iperventilazione),
·
dell’apparato
urogenitale (dolori mestruali, impotenza, eiaculazione precoce, anorgasmia,
enuresi),
·
della
pelle (psoriasi, acne, dermatite, prurito, orticaria, secchezza cutanea e delle
mucose, sudorazione eccessiva),
·
del
sistema muscolare (cefalea, crampi, torcicollo, mialgia, artrite).
L’obiettivo dell’intervento di
sostegno psicologico rivolto a chi soffre di questi
disturbi prevede una comprensione profonda della personalità dell’individuo,
con il quale è possibile pianificare un intervento personalizzato ed
indebolire e eliminare i processi che sostengono il disturbo: infatti il
modo più efficace per cambiare i sintomi è modificare i modelli che li
sostengono. In questo senso è importantissima l’alleanza terapeutica
la cui essenza è rappresentata dalla motivazione del paziente a vincere la sua
malattia, la sua infelicità.
Nel percorso di sostegno si andrà ad
intervenire su due livelli:
·
il primo è quello sintomatico, un intervento circoscritto
alla situazione attuale che produce stress e disagio. Favorendo
l’elaborazione del vissuto ed aiutando il paziente a risolvere la situazione
conflittuale che sta attraversando, si ottengono risultati importanti nella
direzione del superamento della malattia psicosomatica.
·
il secondo è quello della causa o del sistema di concause che
generano il disagio e le malattie psicosomatiche. In questa
direzione si va a percorrere un cammino più intenso e significativo che
corrisponde ad un’analisi del funzionamento del paziente per mettere a fuoco
come certi giudizi, certi comportamenti, certe credenze finiscono per costruire
un substrato in cui alcune situazioni stressanti mettono radici per svilupparsi
poi come malattie psicosomatiche.
Anche in questo contesto, è possibile
allargare l’intervento anche alla famiglia, o al partner:
questo permette di modificare non solo il soggetto, ma l’intero sistema
funzionale della famiglia.
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Curare i Disturbi
del Sonno
Nella società moderna, i disturbi del sonno sono frequenti e comuni:
persone di ogni età accusano spesso di non dormire a sufficienza, di non
riposare bene o di faticare ad addormentarsi.
La difficoltà nel dormire è causata da
diverse ragioni, alcune semplici, come un ambiente rumoroso, luminoso,
caldo, o uno stato di malessere fisico temporaneo. Spesso
però alla base del disturbo ci sono cause emotive più complesse che richiedono
la consulenza di uno specialista.
La qualità del sonno è inevitabilmente
legata al benessere della psiche, per questo è importante, qualora ce ne fosse la necessità,
affrontare con sicurezza stati di malessere come stress, depressione, ansia,
attacchi di panico, fobie, disturbi sessuali e dell’alimentazione, problemi
dell’adolescenza e atteggiamenti persecutori come stalking, mobbing o altri
fattori di disagio psicologico in quanto questa è una valida
soluzione anche per l’insonnia e per il sonno irregolare.
Il percorso di sostegno psicologico per risolvere questo disagio sarà
primariamente rivolto al problema che causa l’insonnia, ed inizia con una accurata valutazione
del tipo di insonnia, distinguendo se si tratta di insonnia secondaria, cioè
l’insonnia è uno dei sintomi di un altro problema fisico o psicologico o è una
conseguenza di farmaci.
Una buona valutazione consente anche di
capire come deve essere articolato l’intervento.
Molte volte la persona che soffre di
insonnia necessita di un intervento che mira a modificare solamente alcune abitudini
di vita (a
letto e sveglia alla stessa ora; evitare il riposino pomeridiano, attività
fisica, no alcol, fumo e caffeina, ecc) e alcuni fattori
ambientali (rumore
e temperatura della stanza, comodità del letto, ecc).
Altre volte la persona che soffre di
insonnia ha bisogno di un intervento un po’ più articolato,
che vada a lavorare ad esempio sui pensieri ansiosi e sulle ruminazioni mentali che non permettono alla mente
di rilassarsi e che sia capace di insegnare specifiche tecniche di rilassamento fisico e mentale orientate
a ristabilire un corretto sonno per migliorare la qualità della vita e
ridurre l’incidenza di malattie fisiche o disturbi psicologici come la
depressione.
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Disturbi sessuali:
come affrontarli
L’impotenza erettiva, l’eiaculazione
precoce o ritardata, il vaginismo, la dispaurenia, la perdita del desiderio fanno parte dei disturbi sessuali che spesso, una volta
esclusi fattori e cause organiche, mostrano che la sfera sessuale è
intaccata da ansia e difficoltà relazionali che a loro
volta provocano dolore e sofferenza,rappresentando un ostacolo per la
soddisfazione sessuale nella coppia.
Uomini e donne possono vivere il
disturbo sessuale come una forma di menomazione che
contribuisce ad amplificare il problema.
A volte, tali problemi sono causati ed
amplificati dalla paura della perdita del controllo,
per cui le persone sono molto tese e poco inclini a lasciarsi andare al
piacere; altre volte invece, essi sono frutto di atteggiamenti fobici nei riguardi della sfera
intima.
Le persone afflitte dai disturbi
sessuali adottano diverse strategie per affrontare il problema, ma queste vertono,
prevalentemente, sull’evitare le situazioni intime per non affrontare ciò che
loro temono o quello di "sforzarsi" di più per provare quel piacere,
quella potenza, che appunto perchè ricercata ansiosamente, non si manifesterà
in maniera soddisfacente. Gli individui così, tendono a chiudersi
in loro stessi e a non richiedere aiuto. Un atteggiamento che non fa che
aggravare il problema, indurre in depressione e creare tensioni nel rapporto di
coppia danneggiando anche la sessualità dell’altro.
Riuscire a diagnosticare
come persiste il problema e
quale struttura percettiva/reattiva è coinvolta, contribuisce a trovare la
soluzione adatta.
Le cause che portano a disfunzioni
sessuali possono essere di tipo psicologico o
relazionale, come ansia, stress, depressione o problemi di coppia, o
fisiologiche, dovute per esempio a traumi o malattie. Se il
disturbo ha origini psicologiche è per questo utile rivolgersi a uno psicologo con cui intraprendere un
percorso di supporto e sostegno.
Le disfunzioni sessuali sono nella
maggior parte dei casi facilmente risolvibili con interventi psicologici mirati
soprattutto quando non sostenuti da condizioni mediche generali (aumento di
prolattina, disfunzioni ormonali, problemi di vasodilatazione…).
Quello che lo psicologo cerca di
risolvere è un circolo vizioso che alimenta il problema e che porta la persona
ad incrementare i livelli di tensione, ansia e controllo rispetto al disturbo
perdendo, nella maggior parte dei casi, il piacere nelle attività sessuali e
lasciando spazio alla preoccupazione che tali sintomi causano. La
focalizzazione dell’attenzione psicofisiologica sul problema, sul sintomo, sul
dolore o sulla prestazione porta l’organismo ad un tentativo involontario di
riduzione degli stati tensivi che sviluppano il sintomo. Lo psicologo utilizza
tecniche cliniche, non farmacologiche, in grado di riorganizzare i processi
naturali dell’organismo in senso funzionale.
Durante il primo colloquio, ad esempio, ci si orienta a
comprendere il bisogno del paziente o della coppia e la problematica specifica
nella sua globalità per poi partire con il migliore percorso di sostegno per
superare il problema.
Il percorso, che si basa sull’interruzione delle
soluzioni inefficaci sperimentate, conduce gli individui a capire la natura del disagio
e a trovare modalità adeguate alle loro esigenze; questo percorso
avviene attraverso lo stratagemma del "passare in mezzo alle proprie
paure", che consente così di sperimentare le proprie capacità di riuscita.
Le mosse del terapeuta consistono,
anche nella prescrizioni di compiti che il paziente dovrà svolgere al di
fuori della seduta, finalizzati al raggiungimento degli obiettivi concreti,
stabiliti e pianificati allo scopo di eliminare
il problema presentato dal paziente.
Il paziente verrà guidato a vivere
l’esperienza sessuale in maniera più leggera, giocosa e avvolgente, facendo sì
che ognuno dei partners si lasci andare alla propria emozione e contribuisca a creare il
contesto caldo e accogliente che ne faciliti la relazione a due.
Rivolgersi a uno specialista è dunque la strada per affrontare un
disagio che si può risolvere con successo, riconquistando autostima e gioia di
vivere.
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Disagio Psicologico:
colloqui individuali e di coppia
Quando ci si rivolge a chiedere
aiuto e sostegno ad uno psicologo, la scelta è dettata da uno stato di
sofferenza che può derivare da varie problematiche, tra cui ad esempio la constatazione
graduale della propria difficoltà a costruire relazioni stabili; un crescente stato di isolamento; la sfiducia
in se stessi, oppure di un bisogno nato improvvisamente in
particolari circostanze di vita come la rottura di una relazione affettiva, un lutto
improvviso, un insuccesso lavorativo, un cambiamento che modifica la propria
vita.
Consultare uno psicologo significa cercare di dare un significato
alla propria sofferenza, sapendo che per uscire dallo stato di dolore è
necessaria un po’ di pazienza e tanta determinazione per sciogliere i nodi
fondamentali del proprio malessere.
Alcune delle problematiche che
vengono affrontate a livello individuale o di coppia sono:
·
Ansia: che riguarda specifiche situazioni di
vita, o specifici ambiti della propria vita; che pervade ogni momento della
propria giornata; che limita la propria vita e la libertà di movimento; paura
specifica verso una particolare situazione;
·
Depressione e stati depressivi: tristezza profonda; senso di vuoto;
senso di inutilità; fatica nell’affrontare la vita di tutti i giorni; sintomi
fisici come mancanza di appetito, insonnia, stanchezza, spossatezza;
·
Rimuginazioni ossessive o ripetizione ossessiva di atti: pensieri percepiti come intrusivi e
incontrollabili che si ripetono e che non si riesce ad allontanare dalla
propria mente; dubbi sull’aver o non aver compiuto un determinato gesto come
chiudere il gas, la porta ecc; ripetizione di gesti che si ha la sensazione di
non riuscire ad evitare come lavarsi le mani, accendere e spegnere la luce,
etc.
·
Somatizzazioni, Ipocondria, stati di malessere fisico per cui è
stata constatata l’assenza di una causa organica alla base;
·
Problemi
sessuali: mancanza
di desiderio sessuale; assenza di piacere; difficoltà di vario tipo durante
l’atto sessuale;
·
Difficoltà nelle relazioni sentimentali: timore del coinvolgimento affettivo;
difficoltà a creare relazioni sentimentali stabili; difficoltà nella relazione
sentimentale attuale;
·
Difficoltà nelle relazioni interpersonali: timore del giudizio altrui; inibizione;
rabbia; timore della dipendenza; paura della competizione;
·
Difficoltà con la famiglia di origine: rapporti tesi, difficoltà rispetto al
raggiungimento di una propria vita autonoma;
·
Problemi di autostima: insicurezza marcata in uno o più aspetti
della vita; non ritenersi all’altezza; non considerarsi di valore; non sentirsi
considerati dagli altri;
·
Problematiche esistenziali: difficoltà a trovare un senso alla
propria vita; difficoltà ad individuare un proprio progetto di vita;
·
Infertilità: problematiche emotive relative
all’infertilità, impatto psicologico delle terapie mediche, infertilità senza
cause organiche e a presumibile carattere psicogeno;
·
Lutti: problematiche emotive rispetto a lutti
attuali; difficoltà nell’elaborazione di un lutto passato;
·
Problematiche emotive connesse alle malattie organiche come i tumori o le malattie autoimmuni:
problematiche di chi è malato, come: difficoltà relative alle trasformazioni
corporee, angosce relative alla condizione di pericolo per la propria vita,
difficoltà di comunicazione, insorte in seguito alla malattia, con le persone
affettivamente vicine; problematiche psicologiche dei familiari del malato.
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la Dott.ssa Donatella
Ghisu
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Dipendenze: Droghe,
Alcool, Internet e molto altro
I sintomi tipici possono essere sia di tipo
psico-cognitivo, che fisiologico e comportamentale e comportano problematiche
sempre più serie e cronicizzanti a livello sociale, lavorativo, familiare ed
affettivo, intaccando pesantemente tutte le parti vitali dell’esistenza della
persona.
La Dipendenza, al di là della
situazione, oggetto, sostanza, che la provoca, si connota con le seguenti
caratteristiche:
·
continua
ricerca della sostanza o situazione (Craving) con perdita di gestione sul
pensiero e sul comportamento indirizzati unicamente verso tale spasmodica
ricerca;
·
perdita
progressiva del controllo sull’utilizzo di ciò che provoca Dipendenza;
·
necessità
di aumentare la dose quantitativa o spazio-temporale per ottenere il medesimo
effetto provato precedentemente (Tolleranza o Assuefazione);
·
presenza
di Astinenza più o meno grave nel caso in cui venga sospeso l’utilizzo di ciò
che provoca Dipendenza;
·
compromissione
sempre più grave dei contesti vitali come quello sociale, lavorativo,
familiare, affettivo, ecc.
Il tempo e le energie psicologiche e fisiche vengono sempre più impiegate
nella ricerca e nell’uso della sostanza o di una certa situazione, aumentando progressivamente fino
a diventare compulsione e ad assumere livelli sempre più alti e pericolosi di ansia
e stress, che
inevitabilmente compromettono gradualmente le
diverse sfere che compongono la vita dell’individuo.
Il soggetto Dipendente non riesce ad avere il
controllo sui propri impulsi psico-fisici raggiungendo certi sintomi e
conseguenze come:
·
discontrollo
sui pensieri e sui comportamenti;
·
continui
pensieri sulla sostanza e/o sulle modo con cui procurarsela;
·
elevati
livelli di ansia;
·
depressione
e/o altri disturbi dell’umore;
·
impulsività
ed aggressività;
·
senso
di colpa, di vergogna e abbassamento dell’autostima;
·
ossessioni
e compulsioni;
·
problemi
del sonno;
·
problemi
di concentrazione, attenzione e memoria;
·
ingenti
spese economiche per sostenere la dipendenza;
·
problemi
nei rapporti interpersonali, isolamento;
·
problemi
nel lavoro.
Questi sintomi generano e tengono attivo
un circolo vizioso in cui pensieri e
comportamenti verso la
Dipendenza provocano tensione, ansia, rabbia,
stress, colpa, le quali a loro volta innescano ulteriori impulsi ed
atteggiamenti di Dipendenza.
Tra le diverse tipologie di
Dipendenza è possibile trovare:
·
Dipendenza
da Sostanze (alcool, droghe);
·
Internet-dipendenza;
·
Dipendenza
da Social Network;
·
Dipendenza
dal telefonino;
·
Teledipendenza;
·
Porno
dipendenza;
·
Dipendenza
dal gioco d’azzardo;
·
Dipendenza
dai videogiochi;
·
Dipendenza
dagli acquisti;
·
Dipendenza
dal gruppo;
·
Sesso
dipendenza;
·
Dipendenza
dal mangiar sano (Ortoressia);
·
Fitness
dipendenza (Vigoressia);
·
Dipendenza
Affettiva;
·
Lavoro
dipendenza.
Nel trattamento della Dipendenza è indicato il supporto
psicologico individuale, che aiuti la persona che soffre e la
segua in un percorso che le permetterà di comprendere l’origine del disturbo ed
apprendere utili tecniche di “disintossicazione” al fine di tornare alla vita
sana e adeguata.
È importante sottolineare che nel
sostegno di un soggetto dipendente anche il lavoro con la famiglia, o
con il partner è fondamentale perché si
sviluppino, anche in questo caso, le risorse, la forza per reagire ed adottare
comportamenti e risposte adeguate alla situazione problematica.
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Ghisu
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Problemi di Coppia:
affrontarli per risolverli
Ci sono dei momenti della vita
di coppia in cui i partner interagiscono con modalità che generano
sofferenza reciproca. Ognuno rischia di concentrarsi sulle
colpe dell’altro; i partner possono sfinirsi a vicenda con discussioni e litigi
che ripetono lo stesso copione, con la sensazione di un’incomprensione
reciproca senza fine.
Il sostegno psicologico di coppia in questo senso, è un
intervento che non tende a
decidere torti e ragioni nella coppia, ma permette la
presa di coscienza delle dinamiche che caratterizzano la coppia,
con attenzione a quelle che mantengono uno stato di sofferenza nella relazione.
Per i partner è fondamentale capire cosa sta succedendo tra loro e come
ciascuno contribuisca a bloccare le possibilità di cambiamento.
La terapia di coppia mira a ristabilire,
recuperare o generare quelle risorse che permettono al legame di tornare ad
essere fonte di benessere per i partner favorendone lo
sviluppo emotivo e la crescita personale.
Nel corso di una consulenza di coppia, si può far luce su alcuni momenti
della vita di coppia che possono portare o conducono a crisi diverse, come
ad esempio:
·
Dall’innamoramento all’amore: la fase di innamoramento porta una
naturale idealizzazione dell’altro. Quando ci si conosce più intimamente, nasce
una visione più realistica del partner, in cui si notano caratteristiche che
possono anche non piacere. Questo processo genera una crisi se c’è una
delusione elevata rispetto all’idillio iniziale.
·
La convivenza o il matrimonio: iniziare a vivere sotto lo stesso
tetto implica una condivisione di tempi e spazi assai più elevata. Questa nuova
condizione può scatenare in alcuni sensazioni di "perdita della propria
indipendenza", di "legame che soffoca".
·
Diventare genitori: l’arrivo del neonato, irrompe nel rapporto di coppia con i suoi
bisogni. Questo è un cambiamento nella vita di coppia a carattere
irreversibile, che continuerà a produrre i suoi effetti man mano che il figlio
cresce. La coppia ha la necessità di trovare un nuovo equilibrio, diverso da
quello della vita a due.
·
Affrontare l’adolescenza dei figli: questa è una fase della vita che mette
in discussione i genitori come individui e come coppia e che può scuotere gli
equilibri familiari e di coppia.
·
L’effetto del "nido vuoto": quando i figli se ne vanno di casa per
costruire una propria vita indipendente, la coppia si ritrova a vivere
nuovamente nella sola dimensione a due cui potrebbe in qualche modo essersi
disabituata, specie se i due partner hanno investito unicamente sul loro ruolo
genitoriale a discapito della loro relazione di coppia.
·
Le problematiche legate alla sfera sessuale: queste assumono forme, significati e
conseguenze diverse all’interno della coppia.
·
Le problematiche legate all’infertilità: quando una coppia si trova ad
affrontare il problema dell’infertilità, anche attraverso i percorsi
di procreazione medicalmente assistita, le angosce, le
delusioni e il senso di inadeguatezza possono irrompere nel rapporto tra i
partner.
·
La malattia grave di uno dei partner: possono svilupparsi modificazioni
sostanziali dei delicati equilibri di coppia, che disorientano i partner
rispetto al loro modo di relazionarsi prima della malattia.
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Problemi di Coppia:
affrontarli per risolverli
Ci sono dei momenti della vita
di coppia in cui i partner interagiscono con modalità che generano
sofferenza reciproca. Ognuno rischia di concentrarsi sulle
colpe dell’altro; i partner possono sfinirsi a vicenda con discussioni e litigi
che ripetono lo stesso copione, con la sensazione di un’incomprensione
reciproca senza fine.
Il sostegno psicologico di coppia in questo senso, è un
intervento che non tende a
decidere torti e ragioni nella coppia, ma permette la
presa di coscienza delle dinamiche che caratterizzano la coppia,
con attenzione a quelle che mantengono uno stato di sofferenza nella relazione.
Per i partner è fondamentale capire cosa sta succedendo tra loro e come
ciascuno contribuisca a bloccare le possibilità di cambiamento.
La terapia di coppia mira a ristabilire,
recuperare o generare quelle risorse che permettono al legame di tornare ad
essere fonte di benessere per i partner favorendone lo
sviluppo emotivo e la crescita personale.
Nel corso di una consulenza di coppia, si può far luce su alcuni momenti
della vita di coppia che possono portare o conducono a crisi diverse, come
ad esempio:
·
Dall’innamoramento all’amore: la fase di innamoramento porta una
naturale idealizzazione dell’altro. Quando ci si conosce più intimamente, nasce
una visione più realistica del partner, in cui si notano caratteristiche che
possono anche non piacere. Questo processo genera una crisi se c’è una
delusione elevata rispetto all’idillio iniziale.
·
La convivenza o il matrimonio: iniziare a vivere sotto lo stesso
tetto implica una condivisione di tempi e spazi assai più elevata. Questa nuova
condizione può scatenare in alcuni sensazioni di "perdita della propria
indipendenza", di "legame che soffoca".
·
Diventare genitori: l’arrivo del neonato, irrompe nel rapporto di coppia con i suoi
bisogni. Questo è un cambiamento nella vita di coppia a carattere
irreversibile, che continuerà a produrre i suoi effetti man mano che il figlio
cresce. La coppia ha la necessità di trovare un nuovo equilibrio, diverso da
quello della vita a due.
·
Affrontare l’adolescenza dei figli: questa è una fase della vita che mette
in discussione i genitori come individui e come coppia e che può scuotere gli
equilibri familiari e di coppia.
·
L’effetto del "nido vuoto": quando i figli se ne vanno di casa per
costruire una propria vita indipendente, la coppia si ritrova a vivere
nuovamente nella sola dimensione a due cui potrebbe in qualche modo essersi
disabituata, specie se i due partner hanno investito unicamente sul loro ruolo
genitoriale a discapito della loro relazione di coppia.
·
Le problematiche legate alla sfera sessuale: queste assumono forme, significati e
conseguenze diverse all’interno della coppia.
·
Le problematiche legate all’infertilità: quando una coppia si trova ad
affrontare il problema dell’infertilità, anche attraverso i percorsi
di procreazione medicalmente assistita, le angosce, le
delusioni e il senso di inadeguatezza possono irrompere nel rapporto tra i
partner.
·
La malattia grave di uno dei partner: possono svilupparsi modificazioni
sostanziali dei delicati equilibri di coppia, che disorientano i partner
rispetto al loro modo di relazionarsi prima della malattia.
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Problemi di Coppia:
affrontarli per risolverli
Ci sono dei momenti della vita
di coppia in cui i partner interagiscono con modalità che generano
sofferenza reciproca. Ognuno rischia di concentrarsi sulle
colpe dell’altro; i partner possono sfinirsi a vicenda con discussioni e litigi
che ripetono lo stesso copione, con la sensazione di un’incomprensione
reciproca senza fine.
Il sostegno psicologico di coppia in questo senso, è un
intervento che non tende a
decidere torti e ragioni nella coppia, ma permette la
presa di coscienza delle dinamiche che caratterizzano la coppia,
con attenzione a quelle che mantengono uno stato di sofferenza nella relazione.
Per i partner è fondamentale capire cosa sta succedendo tra loro e come
ciascuno contribuisca a bloccare le possibilità di cambiamento.
La terapia di coppia mira a ristabilire,
recuperare o generare quelle risorse che permettono al legame di tornare ad
essere fonte di benessere per i partner favorendone lo
sviluppo emotivo e la crescita personale.
Nel corso di una consulenza di coppia, si può far luce su alcuni momenti
della vita di coppia che possono portare o conducono a crisi diverse, come
ad esempio:
·
Dall’innamoramento all’amore: la fase di innamoramento porta una
naturale idealizzazione dell’altro. Quando ci si conosce più intimamente, nasce
una visione più realistica del partner, in cui si notano caratteristiche che
possono anche non piacere. Questo processo genera una crisi se c’è una
delusione elevata rispetto all’idillio iniziale.
·
La convivenza o il matrimonio: iniziare a vivere sotto lo stesso
tetto implica una condivisione di tempi e spazi assai più elevata. Questa nuova
condizione può scatenare in alcuni sensazioni di "perdita della propria
indipendenza", di "legame che soffoca".
·
Diventare genitori: l’arrivo del neonato, irrompe nel rapporto di coppia con i suoi
bisogni. Questo è un cambiamento nella vita di coppia a carattere
irreversibile, che continuerà a produrre i suoi effetti man mano che il figlio
cresce. La coppia ha la necessità di trovare un nuovo equilibrio, diverso da
quello della vita a due.
·
Affrontare l’adolescenza dei figli: questa è una fase della vita che mette
in discussione i genitori come individui e come coppia e che può scuotere gli
equilibri familiari e di coppia.
·
L’effetto del "nido vuoto": quando i figli se ne vanno di casa per
costruire una propria vita indipendente, la coppia si ritrova a vivere
nuovamente nella sola dimensione a due cui potrebbe in qualche modo essersi
disabituata, specie se i due partner hanno investito unicamente sul loro ruolo
genitoriale a discapito della loro relazione di coppia.
·
Le problematiche legate alla sfera sessuale: queste assumono forme, significati e
conseguenze diverse all’interno della coppia.
·
Le problematiche legate all’infertilità: quando una coppia si trova ad
affrontare il problema dell’infertilità, anche attraverso i percorsi
di procreazione medicalmente assistita, le angosce, le
delusioni e il senso di inadeguatezza possono irrompere nel rapporto tra i
partner.
·
La malattia grave di uno dei partner: possono svilupparsi modificazioni
sostanziali dei delicati equilibri di coppia, che disorientano i partner
rispetto al loro modo di relazionarsi prima della malattia.
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