Gli stili di attaccamento
si strutturano nel tempo a partire dalla presenza di processi inconsci che
sostengono il funzionamento della memoria implicita. Nel seguente lavoro viene
presentata una panoramica del contesto interattivo con la figura di accudimento
per evidenziare la dinamica che sostiene lo sviluppo dell’attaccamento sicuro e
quella dell’attaccamento insicuro. Il focus vien poi spostato sull'attaccamento
adulto offrendo un ventaglio di ricerche finalizzate ad evidenziare come lo
stile di attaccamento sicuro tra i partner sia predittivo di una relazione di
coppia che si mantiene, nel tempo, stabile e soddisfacente.
Viene
infine inquadrato il ruolo dei processi inconsci nello strutturarsi dello stile
di attaccamento alla luce di alcune ricerche tese a documentare l’attivazione
di mete inconsapevoli nelle relazioni interpersonali. Sono presentate alcune
considerazioni collegate all’attivazione di mete inconsce all’interno di
relazioni di coppia stabili nel tempo e i cui partner hanno sviluppato uno
stile di attaccamento tendenzialmente sicuro.
Dalla teoria dell’attaccamento sappiamo che,
all’interno di interazioni con le figure di accudimento, il bambino sviluppa
stili di attaccamento sicuro e insicuro (evitante, ansioso/ambivalente e
disorganizzato). Poiché il sistema di attaccamento si attiva in presenza di una
minaccia e si disattiva una volta raggiunto lo stato di protezione con la
relativa percezione di sicurezza, diventa determinante, nella sua evoluzione,
la disponibilità percepita dal bambino della figura di attaccamento.
Se,
nei primi periodi dello sviluppo, la figura di attaccamento è disponibile e
capace di sintonizzarsi sullo stato affettivo del bambino, allora si attiva il
circuito dell’attaccamento sicuro.
Questo
implica che ripetute esperienze relazionali collegate alla triade rappresentata
dal desiderio di conforto di fronte al pericolo – sintonizzazione affettiva –
strategie sicure vengono registrate nella memoria implicita.
Se
invece, nei primi periodi dello sviluppo, la figura di attaccamento non è
disponibile, non è attenta nelle situazioni percepite come pericolose, allora
si attiva uno stato di insicurezza associato alla figura di attaccamento. Il
bambino deve valutare e decidere se la ricerca di vicinanza è l’opzione da
perseguire per fronteggiare lo stato di allarme attivato dalla percezione del
pericolo.
Da tale valutazione discende l’adozione di strategie
di sopravvivenza caratterizzate o da dipendenza coercitiva e fondate sulla
ricerca tenace e perseverante della vicinanza con la figura di attaccamento -
strategie di iperattivazione - o da modalità interattive organizzate intorno al
distanziamento dalla figura di attaccamento come scoraggiante e punitiva nel
momento del bisogno, definite strategie di deattivazione (Brennan, Clark &
Shaver, 1998) o strategie che appaiono come disorganizzate e che prendono corpo
quando il bambino sperimenta l’inaffidabilità sia delle strategie deattivanti
che di quelle fondate sull’iperattivazione.
Anche le ripetute esperienze relazionali collegate
alla triade rappresentata dal desiderio di conforto di fronte al pericolo –
delusione traumatica – strategie insicure vengono registrate nella memoria
implicita.
Dagli studi sulla neurobiologia sappiamo che esiste
una relazione di interdipendenza tra la complessità di reti neuronali che
determinano le attività cerebrali e le dinamiche relazionali all’interno delle
quali evolve la persona. Il cervello si plasma in funzione della qualità delle
relazioni di attaccamento e la capacità di sviluppare chiavi di lettura
complesse di sé, nella relazione con gli altri, è funzione della ricchezza di
reti neuronali sviluppate (Siegel, 1999).
È all’interno
di questa relazione di interdipendenza che i quattro stili di attaccamento
iniziano a formarsi e si organizzano intorno ad esperienze relazionali
significative con le figure di attaccamento. Gli schemi di sé, dell’altro e
della relazione che si formeranno prima dello sviluppo del linguaggio,
poggeranno su memorie di tipo implicito e quindi sostenute da processi inconsci.
Le
memorie implicite che sostanziano le cosiddette strategie di attaccamento
insicuro rispetto a quelle che sostanziano quelle dell’attaccamento sicuro sono
caratterizzate da una miriade di esperienze traumatiche caratterizzate dal
senso di minaccia e dalla percezione che la ricerca di aiuto fondata
sull’avvicinarsi alla figura di accadimento sia un’esperienza dolorosa
piuttosto che calmante.
Esperienze traumatiche vissute all’interno della
storia dell’attaccamento possono portare ad un blocco dei meccanismi della
memoria esplicita o ad una dissociazione tra memoria implicita ed esplicita
(Siegel, 1995). Parte dell’esperienza traumatica sperimentata si fonda
sull’impossibilità di dare senso all’esperienza dolorosa attraverso il
confronto empatico e strutturante proprio con la figura di attaccamento,
sperimentata però come fonte del disagio. La conseguenza dell’impossibilità di
elaborare il dolore a partire da un’esperienza relazionale fondata su debole
sintonizzazione affettiva, impedisce lo strutturarsi di memorie autobiografiche
coerenti e fondate sulla consapevolezza, finalizzate a promuovere un sano
adattamento. Ne deriva che le esperienze traumatiche intorno a cui si
strutturano le strategie di attaccamento insicuro saranno immagazzinate nella
memoria implicita, sottostando alle caratteristiche che la definiscono. Quindi
il bambino non farà l'esperienza fenomenologica di stare ricordando qualcosa,
vissuto che sostiene la memorizzazione esplicita dell'evento vissuto e
registrerà in modo inconsapevole memorie comportamentali, emozionali e
percettive associate all'evento traumatico sperimentato. Ne deriva una
discrepanza tra le informazioni depositate nella memoria esplicita e quelle
depositate in quella implicita con una ridotta capacità di ricorrere alla combinazione
di tali tipi di memorie per orientarsi nel mondo.
Diverso
è il ruolo assunto dalle esperienze traumatiche associate alla percezione del
pericolo nella strutturazione dell'attaccamento sicuro. Proprio perché in
questo caso si attiva il binomio rappresentato dal desiderio di conforto in
presenza di una minaccia e la sintonizzazione affettiva da parte della figura
di attaccamento, è altamente probabile che ci sia soluzione di continuità tra
ciò che viene memorizzato a livello implicito e ciò che viene memorizzato a
livello esplicito. In sintesi il bambino ha la possibilità di dare senso
all'esperienza di dolore associata al pericolo, laddove sperimenta la capacità
della figura di attaccamento di sintonizzarsi sul suo stato affettivo. Ne
consegue la possibilità che sviluppi memorie autobiografiche coerenti
disponendo quindi di maggiori risorse per orientarsi nel mondo.
Per l'obiettivo di questo lavoro, la panoramica finora
presentata e tesa ad evidenziare il ruolo dei processi inconsci nella memoria implicita
e negli attaccamento, costituisce lo sfondo all'interno del quale porre la
seguente domanda: se nella storia evolutiva le persone hanno principalmente
sviluppato un attaccamento sicuro, quale ricaduta ha tale stile di attaccamento
nel processo di formazione e di mantenimento di una relazione di coppia?
Attaccamento sicuro,
formazione e mantenimento di una relazione di coppi: lo stato dell’arte
In linea con la teoria di Bowlby (1973), lungo
l’intero arco della vita, le interazioni con gli altri significativi, percepiti
disponibili e capaci di sostenere nei momenti di stress, facilitano la
formazione di un senso di attaccamento sicuro; la relazione di coppia può
costituire un ambito in cui promuovere tale evoluzione. Waters, Rodrigues, e
Ridgeway (1998) concepiscono il senso di attaccamento sicuro come un insieme di
aspettative circa la disponibilità e la capacità di adattamento all’ambiente
nei momenti di stress, organizzato intorno ad un script o prototipo di base.
Questo script sembra includere un’affermazione fondata sulla logica
“Se-allora”: “Se incontro un ostacolo e/o divento stressato, posso approcciare
un’altra persona, per me importante, per cercare aiuto; sono una persona degna
di ricevere aiuto; è probabile che questa persona sia disponibile e mi sostenga;
sperimenterò allora sollievo e conforto in conseguenza all’essermi avvicinato a
lei/lui; posso poi ritornare ad altre attività”.
È
stato identificato che questo script è la variabile principale che spiega come
varia la qualità delle relazioni di coppia, stabili nel tempo (Feeney, 1999a,
Shaver & Hazan, 1993, Mikulincer, Florian, Cowan, Cowan, 2002).
Particolarmente
illuminante è la raccolta di studi, compiuta da Mikulincer e coll. (2002), che
si sono focalizzati sulla relazione esistente tra l’attaccamento sicuro e la
formazione ed il mantenimento della relazione di coppia.
Da una ricognizione delle ricerche fatte, emerge che
l’attaccamento sicuro è associato:
a) alla presenza di aspettative positive relative alla
relazione di coppia;
b) alla formazione di una relazione di coppia stabile
nel tempo;
c) ad alti livelli di intimità, di impegno, di
coinvolgimento emotivo all’interno della relazione;
d) alla presenza di modelli comunicativi e di
interazione positivi sia nelle coppie stabili che in quelle sposate;
e) alla soddisfazione della propria relazione
sperimentata da parte di coppie stabili nel tempo.
a)
Aspettative e credenze di una relazione
Gli studi sull’attaccamento degli adulti hanno fornito
importanti informazioni sull’associazione tra l’attaccamento sicuro e le
credenze positive sulle relazioni di coppia.
Per
esempio Hazan e Shaver (1987) scoprirono che i partecipanti ad una ricerca che
classificavano se stessi con un attaccamento sicuro avevano punteggi più alti,
rispetto alle persone che si consideravano insicure, relativamente alle
convinzioni connesse a) all’esistenza dell’amore romantico e b) alla
possibilità che, sebbene i sentimenti romantici crescano e diminuiscano nel
tempo, questi possano essere sperimentati in modo intenso all’inizio di una
relazione ed in alcuni casi, possono mantenersi.
Ulteriori
studi hanno riportato che le persone con un attaccamento sicuro mantenevano
convinzioni più ottimistiche circa le relazioni di amore ed il matrimonio
rispetto a coloro che avevano un attaccamento insicuro (Carnellery &
Janoff-Bulman, 1992; Pietromonaco & Carnellery, 1994; Whitaker, Beach,
Etherton, et al., 1999).
b)
Formazione di una relazione di coppia stabile nel tempo
Ulteriori studi sull’attaccamento hanno riportato che
le persone con stili di attaccamento diversi variano nella probabilità di
essere coinvolti a lungo termine nelle relazioni di coppia così come variano
circa l’esposizione al rischio che la relazione possa finire. Per esempio, c'è
una presenza maggiore di persone con un attaccamento sicuro tra coppie
reciprocamente impegnate e tra coppie sposate rispetto a quanto questa
variabile sia presente in persone che conducono una vita da single (e.g.
Kirkpatrick & Davis, 1994; Kobak e Hazan, 1991; Senchak & Leonard,
1992). In linea con i lavori appena citati, Hill, Young, e Nord (1994)
scoprirono come era più probabile che le persone con uno stile di attaccamento
sicuro scegliessero di sposarsi o di convivere ed era meno probabile che
giungessero al divorzio, rispetto alle persone insicure. C’è anche una
esauriente evidenza a sostegno del fatto che le persone sicure abbiano
relazioni più stabili di quelle insicure (Feeney & Noller, 1990, 1992;
Hazan &Shaver, 1987; Kirkpatrick & Davis, 1994; Kirkpatrick &
Hazan, 1994; Shaver & Brennan, 1992). Per esempio, Kirkpatrick e Hazan
(1994) scoprirono che era più probabile che le relazioni delle persone sicure
si mantenessero dopo quattro anni rispetto alle relazioni delle persone
insicure.
Complessivamente,
le scoperte mostrano in modo coerente come le persone sicure (a) è più
probabile che siano coinvolte in relazioni di coppia a lungo termine, (b)
abbiano relazioni di coppia più stabili, e (c) soffrano meno di difficoltà o
rotture nella relazione. I pochi studi longitudinali suggeriscono che la
sicurezza nell’attaccamento sia antecedente all'esperienza della stabilità
coniugale, ma è ancora troppo presto per affermare che la sicurezza
dell’attaccamento individuale giochi un ruolo diretto nel mantenimento o nella
rottura di una coppia.
c)
Alti livelli di intimità, di impegno, di coinvolgimento emotivo all’interno
della relazione
Diversi
studi si sono focalizzati sull’associazione tra la sicurezza nell’attaccamento
e la qualità delle relazioni durature. Specialmente, sono state testate le ipotesi
che l’attaccamento sicuro sia collegato alla formazione di relazioni durature
soddisfacenti, caratterizzate da coinvolgimenti emotivi, intimi, fondate
sull'impegno e sulla fiducia.
Per esempio, sono state trovate associazioni positive significative
tra i resoconti propri di un attaccamento sicuro e le diverse misurazioni di
coinvolgimento e di interdipendenza nelle relazioni durature (e.g. , Scale di
amore di Rubin; Scale di Dipendenza; Scale di auto-rivelazione; Forme di
Valutazione Relazionale) in un numero di studi trasversali (Collins & Read,
1990; Feeney, 1999b; Feeney & Noller, 1991; Feeney, Noller & Patty
1993; Hazan & Shaver, 1987; Hendrick & Hendrick,1989; Levy & Davis,
1988; Mikulincer & Erev, 1991) e longitudinali (e.g. , Kirkpatrick &
Davis,1994; Kirkpatrick & Hazan,1994; Simpson, 1990). In linea con tali
lavori, si scoprì anche che le valutazioni della sicurezza dell’attaccamento
erano associate, in maniera significativa, alla presenza di un maggior impegno
presente nelle relazioni durature mentre le valutazioni di un attaccamento
evitante erano significativamente associate a livelli più bassi di impegno
(Hendrick e Hendrick, 1989; Kirkpatrick e Davis, 1994; Kirkpatrick e Hazan,
1994; Levy e Davis,1988; Mikulincer e Erev, 1991; Pistole, Clark e Tubbs, 1995;
Pistole e Vocaturo, 1999; Shaver e Brennan, 1992; Simpson, 1990; Tucker e
Anders, 1999).
In
uno studio sulla qualità delle relazioni di coppia, durato per un periodo di
oltre quattro mesi, Keelan, Dion e Dion (1994) scoprirono che le persone
attaccate in modo sicuro mantenevano livelli alti e stabili di coinvolgimento e
di fiducia nella relazione duratura anche per periodi prolungati laddove invece
le persone insicure mostravano, nello stesso periodo, un coinvolgimento e una
fiducia decrescente. Le scoperte implicano che il coinvolgimento nella
relazione delle persone insicure può deteriorarsi nel tempo e quel tempo può
esacerbare le differenze iniziali relative al coinvolgimento nella relazione.
d)
Presenza di modelli di comunicazione e di interazione positivi sia nelle coppie
stabili che in quelle sposate
Le persone che si differenziano negli stili di
attaccamento si differenziano anche nella qualità dei loro modelli di
comunicazione. Per esempio, Fitzpatrick, Fey, Segrin e Schiff (1993),
scoprirono che i questionari autodescrittivi sullo stile di attaccamento sicuro
erano associati ad una maggiore presenza di modelli positivi di comunicazione
usati reciprocamente e ad una minor presenza di modelli comunicativi fondati su
modalità dipendenti e di ritiro. Guerrero (1996) videoregistrò delle coppie
stabili mentre discutevano di problemi personali importanti e scoprì che le
persone attaccate in modo sicuro avevano punteggi maggiori rispetto alle persone
insicure nelle misurazioni relative all’essere recettivo nella fiducia, al
mantenere il contatto visivo, all’avere una gradevolezza espressiva e vocale,
al manifestare un interesse generale per la conversazione, e all’essere attenti
alle parole del partner durante la discussione. Sulla stessa linea, Tucker e
Anders (1998) videoregistrarono delle coppie la cui relazione si manteneva
stabile nel tempo, mentre discutevano di aspetti positivi della loro relazione
e scoprirono che le persone con uno stile di attaccamento sicuro tendevano
maggiormente a ridere, a toccare il loro partner, a mantenere il contatto
visivo e a sorridere durante l’interazione, rispetto alle persone insicure.
Nonostante
la forte evidenza dell’associazione tra la sicurezza dell’attaccamento e la
qualità della relazione nelle coppie durature, non è possibile desumere la
presenza di una relazione di causalità dalle correlazioni emerse.
e)
Soddisfazione della propria relazione sperimentata da parte di coppie stabili
nel tempo
In
alcuni studi diadici, si esaminò gli effetti dell’attaccamento sicuro dei
partner prendendo in considerazione le risposte date da ciascuno a questionari
che misuravano la soddisfazione e la qualità della loro relazione, duratura nel
tempo (Collins & Read, 1990; Jones & Cunningham, 1996; Kirkpatrick
& Davis, 1994; Mikulincer & Erev, 1991; Scharfe & Bartholomew,
1995; Shaver & Brennan, 1992; Simpson, 1990).
In questi studi, i due partner della coppia coinvolti
in una relazione stabile completarono le scale sull’attaccamento adulto e
riportarono il grado di soddisfazione rispetto alla loro relazione. Emerse che
lo stile di attaccamento sicuro delle persone era associato, in modo
significativo, alle descrizioni dei loro partner circa il grado di
soddisfazione e la qualità della relazione di coppia da loro percepita (es.:
intimità, coinvolgimento). Tuttavia, questo dato era maggiormente rinvenibile
nelle donne con un attaccamento sicuro che non negli uomini con un attaccamento
sicuro. Inoltre, il senso di attaccamento sicuro di entrambi i partner forniva
un contributo significativo nel percepire, in modo congiunto, la soddisfazione
per la loro relazione. Infatti, entrambi i partner erano insoddisfatti della
loro relazione quando uno dei due aveva punteggi alti nell’attaccamento ansioso
o evitante.
Nonostante
la forte evidenza dell’associazione tra la sicurezza dell’attaccamento e la
qualità della relazione nelle coppie durature, ancora una volta c’è la
necessità di ribadire che non è possibile desumere una relazione di causalità a
partire dalla correlazione esistente tra i dai considerati.
Dall’attaccamento
sicuro alla relazione di coppia stabile e soddisfacente
Dalla
panoramica sulle ricerche longitudinali finora compiute emerge come
l’attaccamento sicuro sia predittivo di indici di stabilità di coppia, tuttavia
è prematuro, allo stato attuale, affermare che l’attaccamento sicuro giochi un
ruolo diretto nell’esperienza di stabilità o di rottura della relazione.
Mikulincer,
Florian, Cowan, e Cowan, (2002), adottando un punto di osservazione sistemico,
ipotizzano tre percorsi principali che mantengono il legame tra lo stile di
attaccamento sicuro e la formazione ed il mantenimento di una relazione di
coppia stabile e soddisfacente.
Il primo percorso concerne la conseguenza affettiva
sperimentata nelle interazioni di coppia caratterizzate da un attaccamento
sicuro: i partner sperimentano che possono lenire il disagio, nelle situazioni
di vulnerabilità, mantenendo la vicinanza con la figura di attaccamento data,
nello specifico, dal proprio compagno. L’esperienza di sollievo può portare ad
un orientamento positivo verso la ricerca dell’unione con l’altro, alimentando
così l’organizzazione di interazioni finalizzate al perseguimento di intimità e
di vicinanza. Queste sono mete che, a loro volta, possono incoraggiare il
coinvolgimento in relazioni di coppia di lunga durata.
Il secondo percorso concerne le rappresentazioni
mentali positive di sé e degli altri coinvolte nell’attaccamento sicuro. Queste
rappresentazioni possono sostenere lo sviluppo di una prospettiva
cognitivo-affettiva finalizzata alla gestione del conflitto e quindi al
mantenimento di una relazione di coppia soddisfacente.
Il
terzo concerne il fatto che l’attaccamento sicuro faciliterebbe la
soddisfazione di altri bisogni psicologici di base (esplorazione, affiliazione,
accudimento) all’interno della relazione di coppia; tale esperienza positiva, a
sua volta, incrementerebbe ulteriormente la soddisfazione della relazione.
L’adozione
della chiave di lettura sistemica nell’evidenziare come viene mantenuto il
legame tra l’attaccamento sicuro dei partner e la formazione ed il mantenimento
di una relazione di coppia stabile e soddisfacente mette in evidenza alcune
variabili che entrano in gioco nell’avviare un circolo virtuoso funzionale ad
alimentare modelli operativi interni di sé e dell'altro collegati all’attaccamento
sicuro e predisponenti al mantenimento di una relazione stabile.
Tuttavia anche le coppie la cui relazione è stabile
nel tempo e che tendenzialmente hanno sviluppato uno stile di attaccamento
sicuro sperimentano talvolta delusione di fronte alla mancata vicinanza
affettiva del partner nelle situazioni di difficoltà. In alcune situazioni, perdono
la speranza che il conflitto
sperimentato possa essere gestito cooperando e, in tal modo, possono
occasionalmente perdere la motivazione sostenente la soddisfare bisogni
psicologici di base quali quello esplorativo, affiliativo e di accudimento. Di
fatto possono entrare in circoli viziosi indicativi dell’attivazione di modelli
operativi di sé e dell'altro tipici delle strategie di attaccamento secondario.
Esperienze di questo tipo sono compatibili con la
complessità dell’esperienza umana. Infatti anche coloro che hanno sviluppato
tendenzialmente uno stile di attaccamento sicuro, hanno sperimentato talvolta
situazioni di debole sintonizzazione affettiva da parte della figura di
attaccamento nei momenti di pericolo e conservano quindi nella loro memoria
implicita ed esplicita esperienze relazionali tipiche di un attaccamento
insicuro. È altamente probabile che siano proprio i modelli operativi interni
associati ad un attaccamento insicuro quelli che vengono sollecitati in
situazioni ambientali impegnative e/o in momenti evolutivi critici (malattie,
lutti, cambiamenti di vita critici, ecc) in cui può venir meno la possibilità
di autoconfortarsi o di cercare conforto nel proprio contesto sociale.
Questo
panorama è quello che caratterizza anche l’ambiente di vita delle coppie con
una relazione stabile nel tempo. Ciascuno dei due partner conserva nella
propria memoria implicita una miriade di ricordi collegati non solo ad
esperienze di attaccamento sicuro ma anche ad esperienze di attaccamento
insicuro, memorizzate a livello inconsapevole. Tali esperienze sono associate
al perseguimento, spesso inconsapevole, di mete interpersonali definite dalla
ricerca della vicinanza/distanza di sicurezza da adottare nei confronti della
figura di attaccamento: ricerca coercitiva di vicinanza all’altro nelle
strategie di iperattivazione, mantenimento di una distanza di sicurezza nelle
strategie di deattivazione.
Dato
il quadro presentato, la domanda che si considera ragionevole porsi è la
seguente: poiché alcune mete interpersonali sono associate ad esperienze di
attaccamento registrate a livello inconsapevole, può verificarsi che queste
vengano attivate al di fuori della consapevolezza della persona ed incidano nel
risvegliare modelli operativi interni di sé e dell’altro tipici di strategie
secondarie di attaccamento in partner con stili di attaccamento sicuro?
Il paragrafo successivo mira ad affrontare la
questione posta presentando alcune ricerche relative all’attivazione
inconsapevole di mete interpersonali.
Attivazione
inconsapevole di mete interpersonali
Diversi studi mettono in rilievo come sia possibile
che le persone attivino mete interpersonali, in modo non consapevole, mentre
stanno interagendo al fine di perseguire obiettivi esplicitamente condivisi.
Recenti ricerche dimostrano che i piani ed i comportamenti delle persone
possono essere influenzate in seguito all’attivazione di rappresentazioni di
relazioni significative.
Per
esempio, i partecipanti ad un esperimento furono esposti in modo subliminale al
nome di una persona che avrebbe desiderato, per loro, il successo nel
superamento della prova. Si osservò che i partecipanti ebbero delle prestazioni
migliori rispetto a coloro che furono esposti al nome di persone che non
avrebbero desiderato necessariamente una buona prestazione.
Si è
scoperto inoltre che se ad una persona, impegnata nella soluzione di un
compito, viene ricordata la relazione che ha con un partner, vengono
contemporaneamente attivati le mete e gli standard del partner sollecitato
relativamente al compito in questione e tale attivazione influenza il modo di
agire della persona stessa rispetto al compito (Baldwin & Holmes, 1987;
Moretti & Higgins,1999).
Tali
studi implicano che sia possibile attivare memorie implicite, non consapevoli e
che tale attivazione possa avere di conseguenza un impatto sulle relazioni
interpersonali attuali.
Recenti studi (Bargh, 1990; Bargh & Chartrand,
1999) suggeriscono che la sequenza completa collegata al perseguimento di una
meta possa verificarsi interamente al di fuori della consapevolezza. Si
ipotizza che le mete siano rappresentate mentalmente proprio come altri
costrutti cognitivi ed è pertanto possibile che queste vengano attivate da
stimoli situazionali nello stesso modo in cui si è dimostrato vengono attivati
i concetti di tratto e di stereotipo ( Bargh, 1990, Bargh e coll, 2001).
Tale idea si fonda sulla convinzione che si sviluppino
delle connessioni associative tra costrutti cognitivi – come quelli di meta e
di tratto – e le caratteristiche di quelle situazioni ambientali in cui i
costrutti vengono tipicamente attivati e usati. In presenza di caratteristiche
presenti nelle situazioni e tra loro sistematicamente associate, le mete
diventano automaticamente attivate. Seguendo questa attivazione, si ipotizza
che mete non consce operino al di fuori della direzione consapevole per
influenzare pensieri e comportamenti all’interno di quella situazione.
Sono diverse le evidenze empiriche a sostegno
dell’ipotesi che le mete possano essere attivate e perseguite non consapevolmente.
In un recente gruppo di esperimenti, mete socio-comportamentali vennero
attivate attraverso istruzioni sub e sopraliminali e si scoprì che tali
stimolazioni influenzavano il comportamento successivo (Bargh e coll. 2001).
Poiché
diverse ricerche hanno messo in luce come sia possibile che processi automatici
sostengano l’attivazione di mete interpersonali inconsce, è presumibile
ritenere che anche le coppie con stile di attaccamento sicuro possano essere
sollecitate a risvegliare mete interpersonali inconsce, legate a strategie di
attaccamento secondario, laddove sono esposte a pattern di stimoli per loro
significativi. In sintesi alcune variabili legate al contesto
fisico-intepersonale sollecitano, al di fuori della consapevolezza della
persona connessioni associative con schemi cognitivo-affettivi, depositati a
livello inconsapevole e tipici di strategie secondarie di attaccamento; tali
schemi sono strettamente collegate a strategie comportamentali finalizzate a
perseguire le relative mete interpersonali. Tale dinamica potrebbe dare l’avvio
a sequenze interattive che sostengono modelli operativi di sé e dell’altro
disfunzionali per l’equilibrio intrapsichico ed interpersonale.
Il quadro esplicativo presentato getta luce sulla
comprensione di sequenze disfunzionali interattive, agite al di fuori della
consapevolezza della persona e definite all'interno della cornice teorica dell’Analisi
Transazionale come “giochi psicologici”. Spesso sono queste le sequenze
interattive attivate dalle coppie che, pur avendo uno stile di attaccamento
tendenzialmente sicuro, nelle situazioni di difficoltà, avviano circuiti interattivi
viziosi agganciati a modelli operativi di sé e dell'altro tipici di strategie
secondarie di attaccamento.
Conclusioni
È stato presentata la relazione esistente tra lo stile
di attaccamento sicuro e la stabilità nel tempo della relazione di coppia.
Nello specifico si è entrato nel dettaglio di come l’attaccamento sicuro
sviluppato nell'infanzia sia fondato, in parte, su processi inconsapevoli
depositati nella memoria implicita e finalizzati al perseguimento della meta
rappresentata dal mantenimento dello stato di vicinanza con la figura di
attaccamento e dalla percezione del relativo conforto che ne deriva.
Una
serie di ricerche hanno evidenziato come sia possibile che si attivino mete
interpersonali inconsce che orientino lo scambio relazionale mentre una persona
è coinvolta nell'interazione con un altro. È ipotizzabile ritenere che tale
attivazione sia possibile perché esistono schemi-cognitivo-affettivo,
depositata a livello inconscio e connessi alle mete risvegliate. Queste possono
essere pensate come mete silenti, “in stato di letargo”, nella memoria
implicita e associate alla miriadi di ricordi collegati ad esperienze di
attaccamento sicuro ed insicuro.
La conoscenza circa la possibilità che si attivino
mete interpersonali inconsce ha una ricaduta circa la qualità degli stimoli a
cui le coppie, con attaccamento sicuro e stabili nel tempo, entrano in
contatto. Infatti pattern di stimoli possono risvegliare reti associative
agganciate a strategie di attaccamento sicuro e altri pattern possono
risvegliare reti associative agganciate a strategie di attaccamento secondario.
Poiché sappiamo che l’attaccamento sicuro è predittivo della stabilità e della
soddisfazione della relazione di coppia, la scoperta collegata all’attivazione
e al perseguimento di mete interpersonali inconsce permette di espandere la
ricerca finalizzata ad esplorare la ricaduta che ha tale scoperta nel
mantenere, minare e curare la relazione di coppia stabile.
La conoscenza del ruolo che possono avere certi legami
associativi nell’attivazione di mete interpersonali inconsce lungo l’evoluzione
della vita di coppia, può avere una ricaduta nell’incrementare la consapevolezza
con cui i partner possono scegliere, singolarmente ed insieme, a quali forme di
condizionamento lasciarsi esposti, in linea con la visione progettuale che
ciascuno ha di se stesso in relazione al compagno/a.
Infine
la conoscenza della possibilità che si attivino mete interpersonali inconsce
può essere usata per orientare progetti di prevenzione e di intervento
finalizzati a promuovere consapevolezza e responsabilità di sé nella relazione
con l’altro quando la posta in gioco è la formazione ed il mantenimento di una
coppia.