Nonostante sia un sapere comune
che un trauma in età evolutiva potrebbe avere radicali e talvolta estreme conseguenze
per la salute mentale in età adulta, è meno ovvio che l’abuso, la
trascuratezza, l’alcolismo dei genitori, patterns famigliari gravemente
disfunzionali e altri eventi stressanti in età infantile, possono danneggiare
gravemente la salute mentale adulta e, perfino, determinare mortalità. A questo
proposito, un’indagine chiamata Adverse Childhood Experiences Study (ACE)
condotta congiuntamente dal Kaiser Permament HMO in California e dal Centrer
for Disease Control and Prevention tra il 19995 e il 1997 e ancora in corso, ha
dimostrato una straordinaria correlazione tra il maltrattamento in età
infantile e successive malattie mediche e morte prematura.
Lo studio ACE si è basato sulle
dettagliate interviste somministrate a più di 17000 membri del Kaiser
Permanente circa le loro esperienze infantili di trascuratezza, abuso e
disfunzioni familiari. Mentre il profilo psichico dei partecipanti è stato
tracciato attraverso gi anni, circa 70 articoli scientifici hanno pubblicato
correlazioni tra le esperienze avverse dell’infanzia e la presenza di patologie
sia mentali sia fisiche, come ad esempio disturbi autoimmuni, disturbi relativi
al cuore, fegato, polmoni, cancro, epatite o itterizia, fratture delle ossa e
disturbi a trasmissione sessuale. Attraverso l’esplorazione dettagliata delle
esperienze di vita di altri pazienti che pare abbiano ottenuto una risoluzione
degli eventi traumatici, alcuni fatti curiosi sono venuti alla luce. Praticamente
nessuno dei partecipanti, durante l’infanzia, era stato sovrappeso, mentre la
maggior parte dei bambini sovrappeso hanno aumentato il loro peso molto
velocemente negli anni successivi, in modo inaspettato, solitamente in risposta
a difficili eventi di vita. Ma la notizia sorprendente è che le interviste
hanno rilevato preoccupanti pattern di abusi sessuali infantili, traumi,
suicidi in famiglia, violenza e altre manifestazioni di relazioni familiari
gravemente disfunzionali. In uno studio su 286 persone obese, ad esempio, Felitti
ha scoperto che circa la metà è stata vittima di abusi sessuali durante l’infanzia.
(…) Sono comunque relativamente pochi finora gli studi che si sono occupati
degli effetti che l’abuso nei bambini, la trascuratezza e altri gravi stress,
possono avere sulla salute mentale e psichica nell’età adulta. Quindi, lo
studio ACE condotto da Felitti e Robert Anda, un ricercatore medico epidemiologi
sta che si occupa dell’origine psicosociale del comportamento patologico, come
ad esempio la sovralimentazione, l’abuso di alcol, abitudini sessuali
rischiose, uso di sostanze illecite, ha dato un contributo significativo alla
comprensione degli effetti di tutto ciò sulla salute mentale. Gli autori
chiesero a 26000 pazienti del Kaiser Permanent di sottoporsi ad una serie
completa di esami non correlati alla patologia se fossero stati disposti a
rispondere a delle domande relative ad esperienze infantili disturbanti. Il 71%
si è dichiarato d’accordo, 17337 persone fu il numero complessivo di
partecipanti allo studio, dopo l’esclusione dei casi con dati incompleti e
duplicati. Questo gruppo comprendeva la tradizionale classe media della
popolazione: l’età media era di 57 anni, l’etnia Caucasica era pari al 77% del
campione, il 74% delle persone ha frequentato il college, la distribuzione tra
uomini e donne era equivalente. I ricercatori indagarono ed intervistarono
queste persone direttamente su aspetti relativi a 10 categorie di esperienze
infantili negative, suddivise in tre macrocategorie (abuso, disfunzioni
familiari, trascuratezza) ognuna delle quali comprendeva numerose domande: “Siete
stati fisicamente, psicologicamente o emotivamente abusati? Qualcuno in
famiglia ha abusato di alcol o droga? Qualcuno in famiglia soffriva di
depressione cronica, è stato istituzionalizzato, ha avuto patologie psichiche,
e/o si è suicidato? Siete stati testimoni delle minacce o dei maltrattamenti
subiti da vostra madre da parte del coniuge o del compagno? Siete cresciuti in
un’atmosfera di amore, calore e protezione?”.
Successivamente i ricercatori hanno
cercato correlazioni tra ciò che i partecipanti hanno vissuto durante l’infanzia
e la loro salute, il loro benessere e i fattori di rischio per la salute nella
loro età adulta. Ad ogni categoria positiva è stato assegnato un valore pari a
1. I risultati furono sbalorditivi: sia per quanto riguarda la prevalenza di
maltrattamento e di esperienze avversive vissute, sia per quanto riguarda l’impatto
sulla salute delle persone, evidente fino a 40, 50 anni dopo. I ricercatori
riscontrarono che le esperienze negative in età infantile sono molto comuni:
solo il 33% del campione ottenne infatti un punteggio pari a zero, ovvero con
nessuna categoria applicabile al soggetto. Di ulteriore importanza è il fatto
che è stato rilevato che le avversità tendono a verificarsi in “pacchetti”: se una
categoria era presente (ad esempio l’alcolismo) nell’87% dei casi era presente
anche un’ulteriore categoria (ad esempio, abuso sessuale o emotivo).
Un partecipante su 6 ha ottenuto un punteggio
pari a 4 o più (ad esempio abuso sessuale, alcolismo, abuso fisico, maltrattamenti
familiari). Come gli autori Felitti e Anda hanno evidenziato in un capitolo del
testo “The impact o early life trauma on health and disease: the ridde epidemic”,
ogni evidenza medica determina un altro
punteggio alle categorie dello studio ACE. Tendenzialmente questi sono i
pazienti più difficili. È sorprendente apprendere che il 66% di un
campione ampio, rappresentativo della classe media, bianca, con un elevato
livello di scolarizzazione è stato vittima di maltrattamenti e/o disfunzioni
all’interno della famiglia quando era bambino. Ma è positivamente sorprendente
notare come viene espressa, ancora una volta, la profonda relazione tra le
avversità durante l’infanzia e molti tra i disturbi mentali, fisici e sociali
che tormentano la nostra società.
Nell’autunno del 2009, 15 anni
dopo che è partito lo studio ACE, sessanta differenti studi di revisione
correlati hanno dimostrato la connessione tra le esperienze avversive in età infantile
e la salute in età adulta. Intuitivamente, appare ovvio che le avversità
infantili incrementano i rischi per lo sviluppo di problemi psichici ed
emozionali in età adulta e questo studio lo dimostra. Le persone che hanno
ottenuto alti punteggi nelle categorie ACE (chiamati Acers) soffrono in modo sproporzionato rispetto alla norma di depressione
cronica e hanno maggior rischio suicidario. Le persone con un punteggio ACE
pari a 4, ad esempio, sono 4,6 volte maggiormente a rischio di depressione
rispetto ai soggetti con un punteggio pari a 0. Un uomo con un punteggio ACE
uguale a 6 corre un rischio di 46 volte superiore alla media di utilizzare in età
adulta droghe per via endovenosa rispetto ai soggetti con punteggi pari a zero.
Gli Acers soffrono maggiormente di
problemi relativi all’ansia, reazioni da panico, gestione della rabbia, sintomi
dissociativi, disturbi del sonno, allucinazioni, utilizzo di droghe, alcolismo
e somatizzazione. Successive ricerche correlate allo studio ACE hanno mostrato
una forte correlazione tra le esperienze negative infantili, trauma,
trascuratezza e lo sviluppo di disturbi di personalità in età adulta, in
particolare con il disturbo borderline di personalità. Ancora, lo studio ACE,
come le altre ricerche, mostra come un maggior numero di fattori traumatici
aumenta il rischio di sviluppo di patologie psichiatriche. Ciò che è meno
intuitivo è che i punteggi ACE hanno una vasta e profonda influenza nello
sviluppo di patologie mediche, addirittura mezzo secolo dopo che i traumi
infantili sono avvenuti. Le avversità in infanzia aumentano il rischio di
sviluppare patologie fisiche e disabilità, che includono patologie al cuore e
ai polmoni, disturbi autoimmuni, disturbi al fegato, cancro (aumentano del 48%
la probabilità), diabete, infezioni a trasmissione sessuale, HIV, epatite e
dolore cronico. È significativo scoprire, sebbene sia solo una probabilità, che
le persone che hanno ottenuto un punteggio pari a 6 corrono il rischio di
morire due decenni prima delle persone con un punteggio pari a 0. Una delle
motivazioni per cui gli Acers soffrono di un numero maggiore di disturbi fisici
(altri studi hanno ripetutamente confermato questo dato) è il fatto che il
maltrattamento in età infantile determina con maggiori probabilità la scelta di
stili di vita a rischio (es. fumo, alcol, sesso promiscuo, abuso di droghe) che,
come è noto, sono fattori di rischio per molte malattie. Facendo ad esempio una
comparazione con uomini che hanno ottenuto un punteggio ACE = 0, gli uomini con
ACE = 6 sono fumatori nel 2,5% dei casi in più, fanno uso di droghe nel 46% dei
casi in più, mentre i soggetti maschi con un ACE pari a rischiano di diventare alcolizzati cinque
volte di più e rischiano 12 volte in più di tentare un suicidio rispetto ai
soggetti con ACE = 0.
Come indicano i risultati di Anda
e Felitti le dipendenze a lungo termine fissano in modo stabile problematiche
relative all’ansia, alla rabbia, alla depressione, alla bassa autostima, all’isolamento
e alla disperazione, oltre ad essere un gravissimo fattore di rischio per
quanto riguarda la salute e la longevità. Particolarmente avvincente è che gli
alti punteggi ACE sono correlati con vari disturbi, tra cui il cancro, i
disturbi coronarici e delle arterie, le ostruzioni polmonari croniche, anche
quando vengono esclusi i principali fattori di rischio che determinano queste
patologie, come il fumo, l’inquinamento atmosferico o il colesterolo alto. In altre
parole, i disturbi finora considerati riconducibili esclusivamente a cause
mediche e strutturali che si presentano in età adulta potrebbero avere
inaspettate origini, decenni prima dell’ età adulta, nelle reazioni
fisiologiche allo stress determinate da traumi in età infantile.
I risultati dello studio ACE, a
proposito delle esperienze avversive vissute in età infantile e gli effetti
delle stesse lungo tutto il ciclo di vita sulla salute e sul benessere della
persona, sono citati spesso come le più importanti questioni che riguardano la
salute pubblica negli USA. L’impatto dello stress in età infantile sul sistema
neuro biologico cerebrale rimane silente fino alle mezza età o la vecchiaia,
quando questi pazienti svilupperanno quindi problemi fisici, ipertensione,
obesità, diabete, ecc, mezzo secolo dopo che è avvenuto l’evento stressante.
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