SPORTELLO DI ASCOLTO PSICOLOGICO GRATUITO

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D.ssa Donatella Ghisu

Psicologa, Counsellor Psicologico e Socio-educativo, Anali Transazionale, Specialista in Psicoterapia Breve Strategica, Psicopedagogista, Specialista in: Disturbi alcol correlati, Chil Abuse, Psicologia forense, Disturbi dell'Apprendimento e del Comportamento, Trainer EMDR. Mi occupo di coppie, adolescenti ed adulti a livello individuale e di gruppo. Sostegno alla genitorialità, agli insegnanti nonché alle aziende pubbliche e private.

lunedì 21 febbraio 2011

Comprendere le implicazioni psichiche del trauma in età infantile



Nonostante sia un sapere comune che un trauma in età evolutiva potrebbe avere radicali e talvolta estreme conseguenze per la salute mentale in età adulta, è meno ovvio che l’abuso, la trascuratezza, l’alcolismo dei genitori, patterns famigliari gravemente disfunzionali e altri eventi stressanti in età infantile, possono danneggiare gravemente la salute mentale adulta e, perfino, determinare mortalità. A questo proposito, un’indagine chiamata Adverse Childhood Experiences Study (ACE) condotta congiuntamente dal Kaiser Permament HMO in California e dal Centrer for Disease Control and Prevention tra il 19995 e il 1997 e ancora in corso, ha dimostrato una straordinaria correlazione tra il maltrattamento in età infantile e successive malattie mediche e morte prematura.
Lo studio ACE si è basato sulle dettagliate interviste somministrate a più di 17000 membri del Kaiser Permanente circa le loro esperienze infantili di trascuratezza, abuso e disfunzioni familiari. Mentre il profilo psichico dei partecipanti è stato tracciato attraverso gi anni, circa 70 articoli scientifici hanno pubblicato correlazioni tra le esperienze avverse dell’infanzia e la presenza di patologie sia mentali sia fisiche, come ad esempio disturbi autoimmuni, disturbi relativi al cuore, fegato, polmoni, cancro, epatite o itterizia, fratture delle ossa e disturbi a trasmissione sessuale. Attraverso l’esplorazione dettagliata delle esperienze di vita di altri pazienti che pare abbiano ottenuto una risoluzione degli eventi traumatici, alcuni fatti curiosi sono venuti alla luce. Praticamente nessuno dei partecipanti, durante l’infanzia, era stato sovrappeso, mentre la maggior parte dei bambini sovrappeso hanno aumentato il loro peso molto velocemente negli anni successivi, in modo inaspettato, solitamente in risposta a difficili eventi di vita. Ma la notizia sorprendente è che le interviste hanno rilevato preoccupanti pattern di abusi sessuali infantili, traumi, suicidi in famiglia, violenza e altre manifestazioni di relazioni familiari gravemente disfunzionali. In uno studio su 286 persone obese, ad esempio, Felitti ha scoperto che circa la metà è stata vittima di abusi sessuali durante l’infanzia. (…) Sono comunque relativamente pochi finora gli studi che si sono occupati degli effetti che l’abuso nei bambini, la trascuratezza e altri gravi stress, possono avere sulla salute mentale e psichica nell’età adulta. Quindi, lo studio ACE condotto da Felitti e Robert Anda, un ricercatore medico epidemiologi sta che si occupa dell’origine psicosociale del comportamento patologico, come ad esempio la sovralimentazione, l’abuso di alcol, abitudini sessuali rischiose, uso di sostanze illecite, ha dato un contributo significativo alla comprensione degli effetti di tutto ciò sulla salute mentale. Gli autori chiesero a 26000 pazienti del Kaiser Permanent di sottoporsi ad una serie completa di esami non correlati alla patologia se fossero stati disposti a rispondere a delle domande relative ad esperienze infantili disturbanti. Il 71% si è dichiarato d’accordo, 17337 persone fu il numero complessivo di partecipanti allo studio, dopo l’esclusione dei casi con dati incompleti e duplicati. Questo gruppo comprendeva la tradizionale classe media della popolazione: l’età media era di 57 anni, l’etnia Caucasica era pari al 77% del campione, il 74% delle persone ha frequentato il college, la distribuzione tra uomini e donne era equivalente. I ricercatori indagarono ed intervistarono queste persone direttamente su aspetti relativi a 10 categorie di esperienze infantili negative, suddivise in tre macrocategorie (abuso, disfunzioni familiari, trascuratezza) ognuna delle quali comprendeva numerose domande: “Siete stati fisicamente, psicologicamente o emotivamente abusati? Qualcuno in famiglia ha abusato di alcol o droga? Qualcuno in famiglia soffriva di depressione cronica, è stato istituzionalizzato, ha avuto patologie psichiche, e/o si è suicidato? Siete stati testimoni delle minacce o dei maltrattamenti subiti da vostra madre da parte del coniuge o del compagno? Siete cresciuti in un’atmosfera di amore, calore e protezione?”.
Successivamente i ricercatori hanno cercato correlazioni tra ciò che i partecipanti hanno vissuto durante l’infanzia e la loro salute, il loro benessere e i fattori di rischio per la salute nella loro età adulta. Ad ogni categoria positiva è stato assegnato un valore pari a 1. I risultati furono sbalorditivi: sia per quanto riguarda la prevalenza di maltrattamento e di esperienze avversive vissute, sia per quanto riguarda l’impatto sulla salute delle persone, evidente fino a 40, 50 anni dopo. I ricercatori riscontrarono che le esperienze negative in età infantile sono molto comuni: solo il 33% del campione ottenne infatti un punteggio pari a zero, ovvero con nessuna categoria applicabile al soggetto. Di ulteriore importanza è il fatto che è stato rilevato che le avversità tendono a verificarsi in “pacchetti”: se una categoria era presente (ad esempio l’alcolismo) nell’87% dei casi era presente anche un’ulteriore categoria (ad esempio, abuso sessuale o emotivo).
Un partecipante su 6 ha ottenuto un punteggio pari a 4 o più (ad esempio abuso sessuale, alcolismo, abuso fisico, maltrattamenti familiari). Come gli autori Felitti e Anda hanno evidenziato in un capitolo del testo “The impact o early life trauma on health and disease: the ridde epidemic”, ogni evidenza medica determina un altro punteggio alle categorie dello studio ACE. Tendenzialmente questi sono i pazienti più difficili. È  sorprendente apprendere che il 66% di un campione ampio, rappresentativo della classe media, bianca, con un elevato livello di scolarizzazione è stato vittima di maltrattamenti e/o disfunzioni all’interno della famiglia quando era bambino. Ma è positivamente sorprendente notare come viene espressa, ancora una volta, la profonda relazione tra le avversità durante l’infanzia e molti tra i disturbi mentali, fisici e sociali che tormentano la nostra società.
Nell’autunno del 2009, 15 anni dopo che è partito lo studio ACE, sessanta differenti studi di revisione correlati hanno dimostrato la connessione tra le esperienze avversive in età infantile e la salute in età adulta. Intuitivamente, appare ovvio che le avversità infantili incrementano i rischi per lo sviluppo di problemi psichici ed emozionali in età adulta e questo studio lo dimostra. Le persone che hanno ottenuto alti punteggi nelle categorie ACE (chiamati Acers) soffrono in modo sproporzionato rispetto alla norma di depressione cronica e hanno maggior rischio suicidario. Le persone con un punteggio ACE pari a 4, ad esempio, sono 4,6 volte maggiormente a rischio di depressione rispetto ai soggetti con un punteggio pari a 0. Un uomo con un punteggio ACE uguale a 6 corre un rischio di 46 volte superiore alla media di utilizzare in età adulta droghe per via endovenosa rispetto ai soggetti con punteggi pari a zero. Gli Acers soffrono maggiormente di problemi relativi all’ansia, reazioni da panico, gestione della rabbia, sintomi dissociativi, disturbi del sonno, allucinazioni, utilizzo di droghe, alcolismo e somatizzazione. Successive ricerche correlate allo studio ACE hanno mostrato una forte correlazione tra le esperienze negative infantili, trauma, trascuratezza e lo sviluppo di disturbi di personalità in età adulta, in particolare con il disturbo borderline di personalità. Ancora, lo studio ACE, come le altre ricerche, mostra come un maggior numero di fattori traumatici aumenta il rischio di sviluppo di patologie psichiatriche. Ciò che è meno intuitivo è che i punteggi ACE hanno una vasta e profonda influenza nello sviluppo di patologie mediche, addirittura mezzo secolo dopo che i traumi infantili sono avvenuti. Le avversità in infanzia aumentano il rischio di sviluppare patologie fisiche e disabilità, che includono patologie al cuore e ai polmoni, disturbi autoimmuni, disturbi al fegato, cancro (aumentano del 48% la probabilità), diabete, infezioni a trasmissione sessuale, HIV, epatite e dolore cronico. È significativo scoprire, sebbene sia solo una probabilità, che le persone che hanno ottenuto un punteggio pari a 6 corrono il rischio di morire due decenni prima delle persone con un punteggio pari a 0. Una delle motivazioni per cui gli Acers soffrono di un numero maggiore di disturbi fisici (altri studi hanno ripetutamente confermato questo dato) è il fatto che il maltrattamento in età infantile determina con maggiori probabilità la scelta di stili di vita a rischio (es. fumo, alcol, sesso promiscuo, abuso di droghe) che, come è noto, sono fattori di rischio per molte malattie. Facendo ad esempio una comparazione con uomini che hanno ottenuto un punteggio ACE = 0, gli uomini con ACE = 6 sono fumatori nel 2,5% dei casi in più, fanno uso di droghe nel 46% dei casi in più, mentre i soggetti maschi con un ACE pari a  rischiano di diventare alcolizzati cinque volte di più e rischiano 12 volte in più di tentare un suicidio rispetto ai soggetti con ACE = 0.
Come indicano i risultati di Anda e Felitti le dipendenze a lungo termine fissano in modo stabile problematiche relative all’ansia, alla rabbia, alla depressione, alla bassa autostima, all’isolamento e alla disperazione, oltre ad essere un gravissimo fattore di rischio per quanto riguarda la salute e la longevità. Particolarmente avvincente è che gli alti punteggi ACE sono correlati con vari disturbi, tra cui il cancro, i disturbi coronarici e delle arterie, le ostruzioni polmonari croniche, anche quando vengono esclusi i principali fattori di rischio che determinano queste patologie, come il fumo, l’inquinamento atmosferico o il colesterolo alto. In altre parole, i disturbi finora considerati riconducibili esclusivamente a cause mediche e strutturali che si presentano in età adulta potrebbero avere inaspettate origini, decenni prima dell’ età adulta, nelle reazioni fisiologiche allo stress determinate da traumi in età infantile.
I risultati dello studio ACE, a proposito delle esperienze avversive vissute in età infantile e gli effetti delle stesse lungo tutto il ciclo di vita sulla salute e sul benessere della persona, sono citati spesso come le più importanti questioni che riguardano la salute pubblica negli USA. L’impatto dello stress in età infantile sul sistema neuro biologico cerebrale rimane silente fino alle mezza età o la vecchiaia, quando questi pazienti svilupperanno quindi problemi fisici, ipertensione, obesità, diabete, ecc, mezzo secolo dopo che è avvenuto l’evento stressante.

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