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D.ssa Donatella Ghisu

Psicologa, Counsellor Psicologico e Socio-educativo, Anali Transazionale, Specialista in Psicoterapia Breve Strategica, Psicopedagogista, Specialista in: Disturbi alcol correlati, Chil Abuse, Psicologia forense, Disturbi dell'Apprendimento e del Comportamento, Trainer EMDR. Mi occupo di coppie, adolescenti ed adulti a livello individuale e di gruppo. Sostegno alla genitorialità, agli insegnanti nonché alle aziende pubbliche e private.

venerdì 25 febbraio 2011

Stabilità della relazione di coppia e processi inconsci



Gli stili di attaccamento si strutturano nel tempo a partire dalla presenza di processi inconsci che sostengono il funzionamento della memoria implicita. Nel seguente lavoro viene presentata una panoramica del contesto interattivo con la figura di accudimento per evidenziare la dinamica che sostiene lo sviluppo dell’attaccamento sicuro e quella dell’attaccamento insicuro. Il focus vien poi spostato sull'attaccamento adulto offrendo un ventaglio di ricerche finalizzate ad evidenziare come lo stile di attaccamento sicuro tra i partner sia predittivo di una relazione di coppia che si mantiene, nel tempo, stabile e soddisfacente.
Viene infine inquadrato il ruolo dei processi inconsci nello strutturarsi dello stile di attaccamento alla luce di alcune ricerche tese a documentare l’attivazione di mete inconsapevoli nelle relazioni interpersonali. Sono presentate alcune considerazioni collegate all’attivazione di mete inconsce all’interno di relazioni di coppia stabili nel tempo e i cui partner hanno sviluppato uno stile di attaccamento tendenzialmente sicuro.



Dalla teoria dell’attaccamento sappiamo che, all’interno di interazioni con le figure di accudimento, il bambino sviluppa stili di attaccamento sicuro e insicuro (evitante, ansioso/ambivalente e disorganizzato). Poiché il sistema di attaccamento si attiva in presenza di una minaccia e si disattiva una volta raggiunto lo stato di protezione con la relativa percezione di sicurezza, diventa determinante, nella sua evoluzione, la disponibilità percepita dal bambino della figura di attaccamento.
Se, nei primi periodi dello sviluppo, la figura di attaccamento è disponibile e capace di sintonizzarsi sullo stato affettivo del bambino, allora si attiva il circuito dell’attaccamento sicuro.
Questo implica che ripetute esperienze relazionali collegate alla triade rappresentata dal desiderio di conforto di fronte al pericolo – sintonizzazione affettiva – strategie sicure vengono registrate nella memoria implicita.
Se invece, nei primi periodi dello sviluppo, la figura di attaccamento non è disponibile, non è attenta nelle situazioni percepite come pericolose, allora si attiva uno stato di insicurezza associato alla figura di attaccamento. Il bambino deve valutare e decidere se la ricerca di vicinanza è l’opzione da perseguire per fronteggiare lo stato di allarme attivato dalla percezione del pericolo.
Da tale valutazione discende l’adozione di strategie di sopravvivenza caratterizzate o da dipendenza coercitiva e fondate sulla ricerca tenace e perseverante della vicinanza con la figura di attaccamento - strategie di iperattivazione - o da modalità interattive organizzate intorno al distanziamento dalla figura di attaccamento come scoraggiante e punitiva nel momento del bisogno, definite strategie di deattivazione (Brennan, Clark & Shaver, 1998) o strategie che appaiono come disorganizzate e che prendono corpo quando il bambino sperimenta l’inaffidabilità sia delle strategie deattivanti che di quelle fondate sull’iperattivazione.
Anche le ripetute esperienze relazionali collegate alla triade rappresentata dal desiderio di conforto di fronte al pericolo – delusione traumatica – strategie insicure vengono registrate nella memoria implicita.
Dagli studi sulla neurobiologia sappiamo che esiste una relazione di interdipendenza tra la complessità di reti neuronali che determinano le attività cerebrali e le dinamiche relazionali all’interno delle quali evolve la persona. Il cervello si plasma in funzione della qualità delle relazioni di attaccamento e la capacità di sviluppare chiavi di lettura complesse di sé, nella relazione con gli altri, è funzione della ricchezza di reti neuronali sviluppate (Siegel, 1999).
È all’interno di questa relazione di interdipendenza che i quattro stili di attaccamento iniziano a formarsi e si organizzano intorno ad esperienze relazionali significative con le figure di attaccamento. Gli schemi di sé, dell’altro e della relazione che si formeranno prima dello sviluppo del linguaggio, poggeranno su memorie di tipo implicito e quindi sostenute da processi inconsci.
Le memorie implicite che sostanziano le cosiddette strategie di attaccamento insicuro rispetto a quelle che sostanziano quelle dell’attaccamento sicuro sono caratterizzate da una miriade di esperienze traumatiche caratterizzate dal senso di minaccia e dalla percezione che la ricerca di aiuto fondata sull’avvicinarsi alla figura di accadimento sia un’esperienza dolorosa piuttosto che calmante.
Esperienze traumatiche vissute all’interno della storia dell’attaccamento possono portare ad un blocco dei meccanismi della memoria esplicita o ad una dissociazione tra memoria implicita ed esplicita (Siegel, 1995). Parte dell’esperienza traumatica sperimentata si fonda sull’impossibilità di dare senso all’esperienza dolorosa attraverso il confronto empatico e strutturante proprio con la figura di attaccamento, sperimentata però come fonte del disagio. La conseguenza dell’impossibilità di elaborare il dolore a partire da un’esperienza relazionale fondata su debole sintonizzazione affettiva, impedisce lo strutturarsi di memorie autobiografiche coerenti e fondate sulla consapevolezza, finalizzate a promuovere un sano adattamento. Ne deriva che le esperienze traumatiche intorno a cui si strutturano le strategie di attaccamento insicuro saranno immagazzinate nella memoria implicita, sottostando alle caratteristiche che la definiscono. Quindi il bambino non farà l'esperienza fenomenologica di stare ricordando qualcosa, vissuto che sostiene la memorizzazione esplicita dell'evento vissuto e registrerà in modo inconsapevole memorie comportamentali, emozionali e percettive associate all'evento traumatico sperimentato. Ne deriva una discrepanza tra le informazioni depositate nella memoria esplicita e quelle depositate in quella implicita con una ridotta capacità di ricorrere alla combinazione di tali tipi di memorie per orientarsi nel mondo.
Diverso è il ruolo assunto dalle esperienze traumatiche associate alla percezione del pericolo nella strutturazione dell'attaccamento sicuro. Proprio perché in questo caso si attiva il binomio rappresentato dal desiderio di conforto in presenza di una minaccia e la sintonizzazione affettiva da parte della figura di attaccamento, è altamente probabile che ci sia soluzione di continuità tra ciò che viene memorizzato a livello implicito e ciò che viene memorizzato a livello esplicito. In sintesi il bambino ha la possibilità di dare senso all'esperienza di dolore associata al pericolo, laddove sperimenta la capacità della figura di attaccamento di sintonizzarsi sul suo stato affettivo. Ne consegue la possibilità che sviluppi memorie autobiografiche coerenti disponendo quindi di maggiori risorse per orientarsi nel mondo.
Per l'obiettivo di questo lavoro, la panoramica finora presentata e tesa ad evidenziare il ruolo dei processi inconsci nella memoria implicita e negli attaccamento, costituisce lo sfondo all'interno del quale porre la seguente domanda: se nella storia evolutiva le persone hanno principalmente sviluppato un attaccamento sicuro, quale ricaduta ha tale stile di attaccamento nel processo di formazione e di mantenimento di una relazione di coppia?
Attaccamento sicuro, formazione e mantenimento di una relazione di coppi: lo stato dell’arte
In linea con la teoria di Bowlby (1973), lungo l’intero arco della vita, le interazioni con gli altri significativi, percepiti disponibili e capaci di sostenere nei momenti di stress, facilitano la formazione di un senso di attaccamento sicuro; la relazione di coppia può costituire un ambito in cui promuovere tale evoluzione. Waters, Rodrigues, e Ridgeway (1998) concepiscono il senso di attaccamento sicuro come un insieme di aspettative circa la disponibilità e la capacità di adattamento all’ambiente nei momenti di stress, organizzato intorno ad un script o prototipo di base. Questo script sembra includere un’affermazione fondata sulla logica “Se-allora”: “Se incontro un ostacolo e/o divento stressato, posso approcciare un’altra persona, per me importante, per cercare aiuto; sono una persona degna di ricevere aiuto; è probabile che questa persona sia disponibile e mi sostenga; sperimenterò allora sollievo e conforto in conseguenza all’essermi avvicinato a lei/lui; posso poi ritornare ad altre attività”.
È stato identificato che questo script è la variabile principale che spiega come varia la qualità delle relazioni di coppia, stabili nel tempo (Feeney, 1999a, Shaver & Hazan, 1993, Mikulincer, Florian, Cowan, Cowan, 2002).
Particolarmente illuminante è la raccolta di studi, compiuta da Mikulincer e coll. (2002), che si sono focalizzati sulla relazione esistente tra l’attaccamento sicuro e la formazione ed il mantenimento della relazione di coppia.
Da una ricognizione delle ricerche fatte, emerge che l’attaccamento sicuro è associato:
a) alla presenza di aspettative positive relative alla relazione di coppia;
b) alla formazione di una relazione di coppia stabile nel tempo;
c) ad alti livelli di intimità, di impegno, di coinvolgimento emotivo all’interno della relazione;
d) alla presenza di modelli comunicativi e di interazione positivi sia nelle coppie stabili che in quelle sposate;
e) alla soddisfazione della propria relazione sperimentata da parte di coppie stabili nel tempo.
a) Aspettative e credenze di una relazione
Gli studi sull’attaccamento degli adulti hanno fornito importanti informazioni sull’associazione tra l’attaccamento sicuro e le credenze positive sulle relazioni di coppia.
Per esempio Hazan e Shaver (1987) scoprirono che i partecipanti ad una ricerca che classificavano se stessi con un attaccamento sicuro avevano punteggi più alti, rispetto alle persone che si consideravano insicure, relativamente alle convinzioni connesse a) all’esistenza dell’amore romantico e b) alla possibilità che, sebbene i sentimenti romantici crescano e diminuiscano nel tempo, questi possano essere sperimentati in modo intenso all’inizio di una relazione ed in alcuni casi, possono mantenersi.
Ulteriori studi hanno riportato che le persone con un attaccamento sicuro mantenevano convinzioni più ottimistiche circa le relazioni di amore ed il matrimonio rispetto a coloro che avevano un attaccamento insicuro (Carnellery & Janoff-Bulman, 1992; Pietromonaco & Carnellery, 1994; Whitaker, Beach, Etherton, et al., 1999).
b) Formazione di una relazione di coppia stabile nel tempo
Ulteriori studi sull’attaccamento hanno riportato che le persone con stili di attaccamento diversi variano nella probabilità di essere coinvolti a lungo termine nelle relazioni di coppia così come variano circa l’esposizione al rischio che la relazione possa finire. Per esempio, c'è una presenza maggiore di persone con un attaccamento sicuro tra coppie reciprocamente impegnate e tra coppie sposate rispetto a quanto questa variabile sia presente in persone che conducono una vita da single (e.g. Kirkpatrick & Davis, 1994; Kobak e Hazan, 1991; Senchak & Leonard, 1992). In linea con i lavori appena citati, Hill, Young, e Nord (1994) scoprirono come era più probabile che le persone con uno stile di attaccamento sicuro scegliessero di sposarsi o di convivere ed era meno probabile che giungessero al divorzio, rispetto alle persone insicure. C’è anche una esauriente evidenza a sostegno del fatto che le persone sicure abbiano relazioni più stabili di quelle insicure (Feeney & Noller, 1990, 1992; Hazan &Shaver, 1987; Kirkpatrick & Davis, 1994; Kirkpatrick & Hazan, 1994; Shaver & Brennan, 1992). Per esempio, Kirkpatrick e Hazan (1994) scoprirono che era più probabile che le relazioni delle persone sicure si mantenessero dopo quattro anni rispetto alle relazioni delle persone insicure.
Complessivamente, le scoperte mostrano in modo coerente come le persone sicure (a) è più probabile che siano coinvolte in relazioni di coppia a lungo termine, (b) abbiano relazioni di coppia più stabili, e (c) soffrano meno di difficoltà o rotture nella relazione. I pochi studi longitudinali suggeriscono che la sicurezza nell’attaccamento sia antecedente all'esperienza della stabilità coniugale, ma è ancora troppo presto per affermare che la sicurezza dell’attaccamento individuale giochi un ruolo diretto nel mantenimento o nella rottura di una coppia.
c) Alti livelli di intimità, di impegno, di coinvolgimento emotivo all’interno della relazione
Diversi studi si sono focalizzati sull’associazione tra la sicurezza nell’attaccamento e la qualità delle relazioni durature. Specialmente, sono state testate le ipotesi che l’attaccamento sicuro sia collegato alla formazione di relazioni durature soddisfacenti, caratterizzate da coinvolgimenti emotivi, intimi, fondate sull'impegno e sulla fiducia.
Per esempio, sono state trovate associazioni positive significative tra i resoconti propri di un attaccamento sicuro e le diverse misurazioni di coinvolgimento e di interdipendenza nelle relazioni durature (e.g. , Scale di amore di Rubin; Scale di Dipendenza; Scale di auto-rivelazione; Forme di Valutazione Relazionale) in un numero di studi trasversali (Collins & Read, 1990; Feeney, 1999b; Feeney & Noller, 1991; Feeney, Noller & Patty 1993; Hazan & Shaver, 1987; Hendrick & Hendrick,1989; Levy & Davis, 1988; Mikulincer & Erev, 1991) e longitudinali (e.g. , Kirkpatrick & Davis,1994; Kirkpatrick & Hazan,1994; Simpson, 1990). In linea con tali lavori, si scoprì anche che le valutazioni della sicurezza dell’attaccamento erano associate, in maniera significativa, alla presenza di un maggior impegno presente nelle relazioni durature mentre le valutazioni di un attaccamento evitante erano significativamente associate a livelli più bassi di impegno (Hendrick e Hendrick, 1989; Kirkpatrick e Davis, 1994; Kirkpatrick e Hazan, 1994; Levy e Davis,1988; Mikulincer e Erev, 1991; Pistole, Clark e Tubbs, 1995; Pistole e Vocaturo, 1999; Shaver e Brennan, 1992; Simpson, 1990; Tucker e Anders, 1999).
In uno studio sulla qualità delle relazioni di coppia, durato per un periodo di oltre quattro mesi, Keelan, Dion e Dion (1994) scoprirono che le persone attaccate in modo sicuro mantenevano livelli alti e stabili di coinvolgimento e di fiducia nella relazione duratura anche per periodi prolungati laddove invece le persone insicure mostravano, nello stesso periodo, un coinvolgimento e una fiducia decrescente. Le scoperte implicano che il coinvolgimento nella relazione delle persone insicure può deteriorarsi nel tempo e quel tempo può esacerbare le differenze iniziali relative al coinvolgimento nella relazione.
d) Presenza di modelli di comunicazione e di interazione positivi sia nelle coppie stabili che in quelle sposate
Le persone che si differenziano negli stili di attaccamento si differenziano anche nella qualità dei loro modelli di comunicazione. Per esempio, Fitzpatrick, Fey, Segrin e Schiff (1993), scoprirono che i questionari autodescrittivi sullo stile di attaccamento sicuro erano associati ad una maggiore presenza di modelli positivi di comunicazione usati reciprocamente e ad una minor presenza di modelli comunicativi fondati su modalità dipendenti e di ritiro. Guerrero (1996) videoregistrò delle coppie stabili mentre discutevano di problemi personali importanti e scoprì che le persone attaccate in modo sicuro avevano punteggi maggiori rispetto alle persone insicure nelle misurazioni relative all’essere recettivo nella fiducia, al mantenere il contatto visivo, all’avere una gradevolezza espressiva e vocale, al manifestare un interesse generale per la conversazione, e all’essere attenti alle parole del partner durante la discussione. Sulla stessa linea, Tucker e Anders (1998) videoregistrarono delle coppie la cui relazione si manteneva stabile nel tempo, mentre discutevano di aspetti positivi della loro relazione e scoprirono che le persone con uno stile di attaccamento sicuro tendevano maggiormente a ridere, a toccare il loro partner, a mantenere il contatto visivo e a sorridere durante l’interazione, rispetto alle persone insicure.
Nonostante la forte evidenza dell’associazione tra la sicurezza dell’attaccamento e la qualità della relazione nelle coppie durature, non è possibile desumere la presenza di una relazione di causalità dalle correlazioni emerse.
e) Soddisfazione della propria relazione sperimentata da parte di coppie stabili nel tempo
In alcuni studi diadici, si esaminò gli effetti dell’attaccamento sicuro dei partner prendendo in considerazione le risposte date da ciascuno a questionari che misuravano la soddisfazione e la qualità della loro relazione, duratura nel tempo (Collins & Read, 1990; Jones & Cunningham, 1996; Kirkpatrick & Davis, 1994; Mikulincer & Erev, 1991; Scharfe & Bartholomew, 1995; Shaver & Brennan, 1992; Simpson, 1990).
In questi studi, i due partner della coppia coinvolti in una relazione stabile completarono le scale sull’attaccamento adulto e riportarono il grado di soddisfazione rispetto alla loro relazione. Emerse che lo stile di attaccamento sicuro delle persone era associato, in modo significativo, alle descrizioni dei loro partner circa il grado di soddisfazione e la qualità della relazione di coppia da loro percepita (es.: intimità, coinvolgimento). Tuttavia, questo dato era maggiormente rinvenibile nelle donne con un attaccamento sicuro che non negli uomini con un attaccamento sicuro. Inoltre, il senso di attaccamento sicuro di entrambi i partner forniva un contributo significativo nel percepire, in modo congiunto, la soddisfazione per la loro relazione. Infatti, entrambi i partner erano insoddisfatti della loro relazione quando uno dei due aveva punteggi alti nell’attaccamento ansioso o evitante.
Nonostante la forte evidenza dell’associazione tra la sicurezza dell’attaccamento e la qualità della relazione nelle coppie durature, ancora una volta c’è la necessità di ribadire che non è possibile desumere una relazione di causalità a partire dalla correlazione esistente tra i dai considerati.

Dall’attaccamento sicuro alla relazione di coppia stabile e soddisfacente
Dalla panoramica sulle ricerche longitudinali finora compiute emerge come l’attaccamento sicuro sia predittivo di indici di stabilità di coppia, tuttavia è prematuro, allo stato attuale, affermare che l’attaccamento sicuro giochi un ruolo diretto nell’esperienza di stabilità o di rottura della relazione.
Mikulincer, Florian, Cowan, e Cowan, (2002), adottando un punto di osservazione sistemico, ipotizzano tre percorsi principali che mantengono il legame tra lo stile di attaccamento sicuro e la formazione ed il mantenimento di una relazione di coppia stabile e soddisfacente.
Il primo percorso concerne la conseguenza affettiva sperimentata nelle interazioni di coppia caratterizzate da un attaccamento sicuro: i partner sperimentano che possono lenire il disagio, nelle situazioni di vulnerabilità, mantenendo la vicinanza con la figura di attaccamento data, nello specifico, dal proprio compagno. L’esperienza di sollievo può portare ad un orientamento positivo verso la ricerca dell’unione con l’altro, alimentando così l’organizzazione di interazioni finalizzate al perseguimento di intimità e di vicinanza. Queste sono mete che, a loro volta, possono incoraggiare il coinvolgimento in relazioni di coppia di lunga durata.
Il secondo percorso concerne le rappresentazioni mentali positive di sé e degli altri coinvolte nell’attaccamento sicuro. Queste rappresentazioni possono sostenere lo sviluppo di una prospettiva cognitivo-affettiva finalizzata alla gestione del conflitto e quindi al mantenimento di una relazione di coppia soddisfacente.
Il terzo concerne il fatto che l’attaccamento sicuro faciliterebbe la soddisfazione di altri bisogni psicologici di base (esplorazione, affiliazione, accudimento) all’interno della relazione di coppia; tale esperienza positiva, a sua volta, incrementerebbe ulteriormente la soddisfazione della relazione.
L’adozione della chiave di lettura sistemica nell’evidenziare come viene mantenuto il legame tra l’attaccamento sicuro dei partner e la formazione ed il mantenimento di una relazione di coppia stabile e soddisfacente mette in evidenza alcune variabili che entrano in gioco nell’avviare un circolo virtuoso funzionale ad alimentare modelli operativi interni di sé e dell'altro collegati all’attaccamento sicuro e predisponenti al mantenimento di una relazione stabile.
Tuttavia anche le coppie la cui relazione è stabile nel tempo e che tendenzialmente hanno sviluppato uno stile di attaccamento sicuro sperimentano talvolta delusione di fronte alla mancata vicinanza affettiva del partner nelle situazioni di difficoltà. In alcune situazioni, perdono  la speranza che il conflitto sperimentato possa essere gestito cooperando e, in tal modo, possono occasionalmente perdere la motivazione sostenente la soddisfare bisogni psicologici di base quali quello esplorativo, affiliativo e di accudimento. Di fatto possono entrare in circoli viziosi indicativi dell’attivazione di modelli operativi di sé e dell'altro tipici delle strategie di attaccamento secondario.
Esperienze di questo tipo sono compatibili con la complessità dell’esperienza umana. Infatti anche coloro che hanno sviluppato tendenzialmente uno stile di attaccamento sicuro, hanno sperimentato talvolta situazioni di debole sintonizzazione affettiva da parte della figura di attaccamento nei momenti di pericolo e conservano quindi nella loro memoria implicita ed esplicita esperienze relazionali tipiche di un attaccamento insicuro. È altamente probabile che siano proprio i modelli operativi interni associati ad un attaccamento insicuro quelli che vengono sollecitati in situazioni ambientali impegnative e/o in momenti evolutivi critici (malattie, lutti, cambiamenti di vita critici, ecc) in cui può venir meno la possibilità di autoconfortarsi o di cercare conforto nel proprio contesto sociale.
Questo panorama è quello che caratterizza anche l’ambiente di vita delle coppie con una relazione stabile nel tempo. Ciascuno dei due partner conserva nella propria memoria implicita una miriade di ricordi collegati non solo ad esperienze di attaccamento sicuro ma anche ad esperienze di attaccamento insicuro, memorizzate a livello inconsapevole. Tali esperienze sono associate al perseguimento, spesso inconsapevole, di mete interpersonali definite dalla ricerca della vicinanza/distanza di sicurezza da adottare nei confronti della figura di attaccamento: ricerca coercitiva di vicinanza all’altro nelle strategie di iperattivazione, mantenimento di una distanza di sicurezza nelle strategie di deattivazione.
Dato il quadro presentato, la domanda che si considera ragionevole porsi è la seguente: poiché alcune mete interpersonali sono associate ad esperienze di attaccamento registrate a livello inconsapevole, può verificarsi che queste vengano attivate al di fuori della consapevolezza della persona ed incidano nel risvegliare modelli operativi interni di sé e dell’altro tipici di strategie secondarie di attaccamento in partner con stili di attaccamento sicuro?
Il paragrafo successivo mira ad affrontare la questione posta presentando alcune ricerche relative all’attivazione inconsapevole di mete interpersonali.

Attivazione inconsapevole di mete interpersonali
Diversi studi mettono in rilievo come sia possibile che le persone attivino mete interpersonali, in modo non consapevole, mentre stanno interagendo al fine di perseguire obiettivi esplicitamente condivisi. Recenti ricerche dimostrano che i piani ed i comportamenti delle persone possono essere influenzate in seguito all’attivazione di rappresentazioni di relazioni significative.
Per esempio, i partecipanti ad un esperimento furono esposti in modo subliminale al nome di una persona che avrebbe desiderato, per loro, il successo nel superamento della prova. Si osservò che i partecipanti ebbero delle prestazioni migliori rispetto a coloro che furono esposti al nome di persone che non avrebbero desiderato necessariamente una buona prestazione.
Si è scoperto inoltre che se ad una persona, impegnata nella soluzione di un compito, viene ricordata la relazione che ha con un partner, vengono contemporaneamente attivati le mete e gli standard del partner sollecitato relativamente al compito in questione e tale attivazione influenza il modo di agire della persona stessa rispetto al compito (Baldwin & Holmes, 1987; Moretti & Higgins,1999).
Tali studi implicano che sia possibile attivare memorie implicite, non consapevoli e che tale attivazione possa avere di conseguenza un impatto sulle relazioni interpersonali attuali.
Recenti studi (Bargh, 1990; Bargh & Chartrand, 1999) suggeriscono che la sequenza completa collegata al perseguimento di una meta possa verificarsi interamente al di fuori della consapevolezza. Si ipotizza che le mete siano rappresentate mentalmente proprio come altri costrutti cognitivi ed è pertanto possibile che queste vengano attivate da stimoli situazionali nello stesso modo in cui si è dimostrato vengono attivati i concetti di tratto e di stereotipo ( Bargh, 1990, Bargh e coll, 2001).
Tale idea si fonda sulla convinzione che si sviluppino delle connessioni associative tra costrutti cognitivi – come quelli di meta e di tratto – e le caratteristiche di quelle situazioni ambientali in cui i costrutti vengono tipicamente attivati e usati. In presenza di caratteristiche presenti nelle situazioni e tra loro sistematicamente associate, le mete diventano automaticamente attivate. Seguendo questa attivazione, si ipotizza che mete non consce operino al di fuori della direzione consapevole per influenzare pensieri e comportamenti all’interno di quella situazione.
Sono diverse le evidenze empiriche a sostegno dell’ipotesi che le mete possano essere attivate e perseguite non consapevolmente. In un recente gruppo di esperimenti, mete socio-comportamentali vennero attivate attraverso istruzioni sub e sopraliminali e si scoprì che tali stimolazioni influenzavano il comportamento successivo (Bargh e coll. 2001).
Poiché diverse ricerche hanno messo in luce come sia possibile che processi automatici sostengano l’attivazione di mete interpersonali inconsce, è presumibile ritenere che anche le coppie con stile di attaccamento sicuro possano essere sollecitate a risvegliare mete interpersonali inconsce, legate a strategie di attaccamento secondario, laddove sono esposte a pattern di stimoli per loro significativi. In sintesi alcune variabili legate al contesto fisico-intepersonale sollecitano, al di fuori della consapevolezza della persona connessioni associative con schemi cognitivo-affettivi, depositati a livello inconsapevole e tipici di strategie secondarie di attaccamento; tali schemi sono strettamente collegate a strategie comportamentali finalizzate a perseguire le relative mete interpersonali. Tale dinamica potrebbe dare l’avvio a sequenze interattive che sostengono modelli operativi di sé e dell’altro disfunzionali per l’equilibrio intrapsichico ed interpersonale.
Il quadro esplicativo presentato getta luce sulla comprensione di sequenze disfunzionali interattive, agite al di fuori della consapevolezza della persona e definite all'interno della cornice teorica dell’Analisi Transazionale come “giochi psicologici”. Spesso sono queste le sequenze interattive attivate dalle coppie che, pur avendo uno stile di attaccamento tendenzialmente sicuro, nelle situazioni di difficoltà, avviano circuiti interattivi viziosi agganciati a modelli operativi di sé e dell'altro tipici di strategie secondarie di attaccamento.
Conclusioni
È stato presentata la relazione esistente tra lo stile di attaccamento sicuro e la stabilità nel tempo della relazione di coppia. Nello specifico si è entrato nel dettaglio di come l’attaccamento sicuro sviluppato nell'infanzia sia fondato, in parte, su processi inconsapevoli depositati nella memoria implicita e finalizzati al perseguimento della meta rappresentata dal mantenimento dello stato di vicinanza con la figura di attaccamento e dalla percezione del relativo conforto che ne deriva.
Una serie di ricerche hanno evidenziato come sia possibile che si attivino mete interpersonali inconsce che orientino lo scambio relazionale mentre una persona è coinvolta nell'interazione con un altro. È ipotizzabile ritenere che tale attivazione sia possibile perché esistono schemi-cognitivo-affettivo, depositata a livello inconscio e connessi alle mete risvegliate. Queste possono essere pensate come mete silenti, “in stato di letargo”, nella memoria implicita e associate alla miriadi di ricordi collegati ad esperienze di attaccamento sicuro ed insicuro.
La conoscenza circa la possibilità che si attivino mete interpersonali inconsce ha una ricaduta circa la qualità degli stimoli a cui le coppie, con attaccamento sicuro e stabili nel tempo, entrano in contatto. Infatti pattern di stimoli possono risvegliare reti associative agganciate a strategie di attaccamento sicuro e altri pattern possono risvegliare reti associative agganciate a strategie di attaccamento secondario. Poiché sappiamo che l’attaccamento sicuro è predittivo della stabilità e della soddisfazione della relazione di coppia, la scoperta collegata all’attivazione e al perseguimento di mete interpersonali inconsce permette di espandere la ricerca finalizzata ad esplorare la ricaduta che ha tale scoperta nel mantenere, minare e curare la relazione di coppia stabile.
La conoscenza del ruolo che possono avere certi legami associativi nell’attivazione di mete interpersonali inconsce lungo l’evoluzione della vita di coppia, può avere una ricaduta nell’incrementare la consapevolezza con cui i partner possono scegliere, singolarmente ed insieme, a quali forme di condizionamento lasciarsi esposti, in linea con la visione progettuale che ciascuno ha di se stesso in relazione al compagno/a.
Infine la conoscenza della possibilità che si attivino mete interpersonali inconsce può essere usata per orientare progetti di prevenzione e di intervento finalizzati a promuovere consapevolezza e responsabilità di sé nella relazione con l’altro quando la posta in gioco è la formazione ed il mantenimento di una coppia.

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