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D.ssa Donatella Ghisu

Psicologa, Counsellor Psicologico e Socio-educativo, Anali Transazionale, Specialista in Psicoterapia Breve Strategica, Psicopedagogista, Specialista in: Disturbi alcol correlati, Chil Abuse, Psicologia forense, Disturbi dell'Apprendimento e del Comportamento, Trainer EMDR. Mi occupo di coppie, adolescenti ed adulti a livello individuale e di gruppo. Sostegno alla genitorialità, agli insegnanti nonché alle aziende pubbliche e private.

giovedì 17 marzo 2011

I disturbi alimentari nei bambini


Da sempre le mamme si preoccupano perché i propri figli si nutrano adeguatamente. Non dimenticherò mai gli anni trascorsi all’asilo nido e alla scuola dell’infanzia: quando le mamme venivano a prendere i propri bimbi, la prima domanda che veniva posta alle insegnanti e alle educatrici era: “Ha mangiato, oggi? E cosa? E quanto?”. Ovviamente, in base alla risposta, andavano via più o meno soddisfatte…
Questo perché l’alimentazione, in quanto elemento osservabile e misurabile attraverso il peso corporeo e la crescita, è da tempi immemorabili considerata uno dei terreni più fertili per misurare il sano sviluppo del bambino, soprattutto nei primi anni di vita.

Questa è una delle ragioni per cui un bambino più in carne è spesso considerato più sano e più bello.
L’opinione di molti esperti attualmente è differente: ad oggi si è inclini a considerare che ogni bimbo ha il suo modo di crescere ed i suoi tempi. Catalogare età e pesi è spesso fuorviante. Il più delle volte si deve ammettere che la natura, nella sua perfezione, non sbaglia facilmente... Per un bambino più esile, ad esempio,  risulterà più facile muoversi nello spazio e probabilmente camminerà prima.
Considerando che quando il peso aumenta siamo di fronte ad uno sviluppo sano ed equilibrato, lasciamo che sia il pediatra a fare controlli e diagnosi e non ci preoccupiamo prima del tempo.
Esistono comunque delle difficoltà alimentari, più o meno transitorie e di diversa entità, che sono trattabili in tempi più o meno brevi.

 I Disturbi Alimentari nell’Infanzia- Lo Svezzamento

Per iniziare è bene tener presente che vi sono dei momenti critici in cui l’insorgere di piccoli rifiuti da parte del bambino è favorito dalla tappa di sviluppo che sta vivendo. Uno di questo delicati momenti è quello dello svezzamento, in cui il bimbo passa dai cibi liquidi, come il latte e le tisane, a cibi più consistenti, le pappe.
Quando decidiamo, di comune accordo con il pediatra, che è arrivato il momento di fare il grande passo, è necessario prepararsi per trovare quella tranquillità e quella  sicurezza di cui ha bisogno nostro figlio: l’introduzione di un cibo nuovo e di diversa consistenza può essere fonte di ansia per lui, sarà il nostro atteggiamento ad indirizzarlo e guidarlo. Nostro figlio si fida di noi, i nostri occhi sono lo specchio che usa per leggere il mondo, quando ci vedrà sereni e affatto preoccupati capirà che il compito è alla sua portata, e lo affronterà al meglio.

I Disturbi Alimentari nell'Infanzia- Introdurre Nuovi Cibi

 

Superato il primo scoglio dello svezzamento, ci troveremo di fronte all’inserimento graduale di nuovi cibi: il bimbo si troverà a sperimentare sapori, consistenze e colori diversi.
Generalmente ci vuole del tempo perché il piccolo accetti la nuova varietà.
Tra le problematiche alimentari più frequenti vi è quella del bambino che mangia solo alcuni cibi, a discapito della ricchezza alimentare.
Spesso caratteristiche come il colore o la forma possono influenzare la scelta; in questi casi è necessario operare per riattivare la curiosità verso nuovi sapori; possiamo variare consistenze e forme frullando, arrotolando, tagliuzzando... Attenzione a non esagerare, però... Il nostro obbiettivo finale rimane sempre quello di introdurre cibi nuovi, con forma colore e consistenza naturali; quindi una volta accettato il sapore, lavoreremo sul resto...
In altri casi i bambini rifiutano il cibo mettendo in atto condotte di rinuncia o ricorrendo al vomito

Il Disturbo dell’Alimentazione della Prima Infanzia


Se l’alimentazione risulta davvero povera e non garantisce una crescita adeguata, si può trattare del Disturbo dell’Alimentazione della Prima Infanzia (DSM IV tr), ossia l’incapacità di mangiare adeguatamente, come manifestato dalla significativa incapacità di aumentare di peso o dalla significativa perdita di peso durante un periodo di almeno un mese.
Di fronte ad una condizione di questo tipo, è bene escludere ragioni di ordine  fisiologico e dopo di che agire prontamente.
Molto spesso l’esordio del sintomo può farsi risalire ad eventi specifici occorsi nella vita del bambino, come una malattia, un trasloco o l’affidamento ad una nuova figura di accudimento...
Il rifiuto del cibo, in questi casi, potrebbe rappresentare una forma di protesta che il bambino metterebbe in atto per opporsi ad un cambiamento.
Il più delle volte il disagio rientrerà non appena il bambino avrà familiarizzato con la nuova condizione; per facilitare il processo è importante tuttavia la cooperazione tra tutte le figure di accudimento, con lo scopo di condividere obbiettivi e strategie, abitudini e routine: pianificare insieme è importante per far sì che il bambino ritrovi sempre le stesse modalità educative.

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