Da sempre le mamme si preoccupano perché i propri figli si nutrano adeguatamente. Non dimenticherò mai gli anni trascorsi all’asilo nido e alla scuola dell’infanzia: quando le mamme venivano a prendere i propri bimbi, la prima domanda che veniva posta alle insegnanti e alle educatrici era: “Ha mangiato, oggi? E cosa? E quanto?”. Ovviamente, in base alla risposta, andavano via più o meno soddisfatte…
Questo perché l’alimentazione, in quanto elemento osservabile e misurabile attraverso il peso corporeo e la crescita, è da tempi immemorabili considerata uno dei terreni più fertili per misurare il sano sviluppo del bambino, soprattutto nei primi anni di vita.
Questa è una delle ragioni per cui un bambino più in carne è spesso considerato più sano e più bello.
L’opinione di molti esperti attualmente è differente: ad oggi si è inclini a considerare che ogni bimbo ha il suo modo di crescere ed i suoi tempi. Catalogare età e pesi è spesso fuorviante. Il più delle volte si deve ammettere che la natura, nella sua perfezione, non sbaglia facilmente... Per un bambino più esile, ad esempio, risulterà più facile muoversi nello spazio e probabilmente camminerà prima.
Considerando che quando il peso
aumenta siamo di fronte ad uno sviluppo sano ed equilibrato, lasciamo
che sia il pediatra a fare controlli e diagnosi e non ci preoccupiamo prima del
tempo.
Esistono comunque delle difficoltà alimentari, più o meno transitorie e di diversa entità, che sono trattabili in tempi più o meno brevi.
Esistono comunque delle difficoltà alimentari, più o meno transitorie e di diversa entità, che sono trattabili in tempi più o meno brevi.
I Disturbi Alimentari nell’Infanzia- Lo Svezzamento
Per iniziare è bene tener presente che vi
sono dei momenti critici in cui l’insorgere di piccoli
rifiuti da parte del bambino è favorito dalla tappa di sviluppo che sta
vivendo. Uno di questo delicati momenti è quello dello svezzamento,
in cui il bimbo passa dai cibi liquidi, come il latte e le tisane, a cibi
più consistenti, le pappe.
Quando decidiamo, di comune accordo con il pediatra, che è arrivato il
momento di fare il grande passo, è necessario prepararsi per
trovare quella tranquillità e quella sicurezza di cui ha bisogno nostro
figlio: l’introduzione di un cibo nuovo e di diversa consistenza può
essere fonte di ansia per lui, sarà il nostro atteggiamento ad indirizzarlo e
guidarlo. Nostro figlio si fida di noi, i nostri occhi sono lo specchio che
usa per leggere il mondo, quando ci vedrà sereni e affatto preoccupati capirà
che il compito è alla sua portata, e lo affronterà al meglio.
I Disturbi Alimentari nell'Infanzia- Introdurre Nuovi Cibi
Superato il primo scoglio dello svezzamento, ci troveremo di fronte all’inserimento
graduale di nuovi cibi: il bimbo si troverà a sperimentare
sapori, consistenze e colori diversi.
Generalmente ci vuole del tempo perché il piccolo
accetti la nuova varietà.
Tra le problematiche alimentari più frequenti vi
è quella del bambino che mangia solo alcuni cibi,
a discapito della ricchezza alimentare.
Spesso caratteristiche come il colore o la forma
possono influenzare la scelta; in questi casi è necessario operare per
riattivare la curiosità verso nuovi sapori; possiamo variare consistenze e
forme frullando, arrotolando, tagliuzzando... Attenzione a non esagerare,
però... Il nostro obbiettivo finale rimane sempre quello di introdurre
cibi nuovi, con forma colore e consistenza naturali; quindi una volta
accettato il sapore, lavoreremo sul resto...
In altri casi i bambini rifiutano il
cibo mettendo in atto condotte di rinuncia o ricorrendo al vomito
Il Disturbo dell’Alimentazione della Prima Infanzia
Se l’alimentazione risulta davvero povera e non
garantisce una crescita adeguata, si può trattare del Disturbo
dell’Alimentazione della Prima Infanzia (DSM IV
tr), ossia l’incapacità di mangiare adeguatamente, come manifestato dalla
significativa incapacità di aumentare di peso o dalla significativa perdita di
peso durante un periodo di almeno un mese.
Di fronte ad una condizione di questo tipo, è
bene escludere ragioni di ordine fisiologico e dopo di che agire
prontamente.
Molto spesso l’esordio del sintomo può farsi
risalire ad eventi specifici occorsi nella vita del bambino, come una malattia,
un trasloco o l’affidamento ad una nuova figura di accudimento...
Il rifiuto del cibo, in questi casi, potrebbe rappresentare
una forma di protesta che il bambino metterebbe in atto
per opporsi ad un cambiamento.
Il più delle volte il disagio rientrerà non
appena il bambino avrà familiarizzato con la nuova condizione; per facilitare
il processo è importante tuttavia la cooperazione tra tutte le figure di
accudimento, con lo scopo di condividere obbiettivi e strategie, abitudini e
routine: pianificare insieme è importante per far sì che il bambino
ritrovi sempre le stesse modalità educative.
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