SPORTELLO DI ASCOLTO PSICOLOGICO GRATUITO

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D.ssa Donatella Ghisu

Psicologa, Counsellor Psicologico e Socio-educativo, Anali Transazionale, Specialista in Psicoterapia Breve Strategica, Psicopedagogista, Specialista in: Disturbi alcol correlati, Chil Abuse, Psicologia forense, Disturbi dell'Apprendimento e del Comportamento, Trainer EMDR. Mi occupo di coppie, adolescenti ed adulti a livello individuale e di gruppo. Sostegno alla genitorialità, agli insegnanti nonché alle aziende pubbliche e private.

sabato 19 marzo 2011

I problemi dell'adolescenza



L’adolescenza è un momento di vita unico e irripetibile, l’individuo è bombardato da una così grande quantità di richieste e di stimoli da parte del mondo esterno che parlare di un’unica adolescenza e dei suoi tratti caratteristici non è possibile: risulta difficile infatti inquadrare rigidamente questa fase del ciclo vitale a causa delle mille peculiarità relative alle differenze sociali, di genere ed individuali.
È possibile tuttavia evidenziare delle tendenze di comportamenti ed atteggiamenti, che presuppongono una fase di vita nuova a livello personale.

L’Adolescenza - Età di Passaggio

Spesso si sente dire “L’adolescente non è ne carne né pesce…” ad indicare che non è più bambino ma non è nemmeno ancora adulto. Effettivamente non appartiene a nessuna delle due categorie, possiamo definire quindi l'adolescenza come età di passaggio.
A livello psicologico, il bambino presenta una struttura mentale rivolta all’esplorazione del mondo esterno, e le sue curiosità si soddisfano per la maggior parte nel presente e nel concreto.
L’adolescente, invece, è ora capace di concentrarsi sulla sua vita interiore. Il reale diventa possibile, gli orizzonti si allargano e nello stesso tempo il certo diventa incerto. Questo fa sì che gli interrogativi a cui sente di dover rispondere siano molti ed urgenti.
La percezione del mondo adulto che sino ad ora era stata fonte di sicurezza e di appoggio, trova nuove valenze. Il ragazzo si accorge delle lacune dei genitori, si persuade che non hanno tutte le risposte. Quelle che prima erano le figure di riferimento devono essere confutate. L’adolescente ha l’esigenza di mettere in discussione tutto e tutti. Spesso vive il rapporto con gli adulti in modo competitivo: critica i loro comportamenti, sente che lui farà scelte diverse e migliori. Gli adulti possono cominciare ad essere visti come detentori di potere, coloro che impongono regole scomode e faticose.

Adolescenza e Corpo

I cambiamenti del corpo hanno forte rilevanza ad ogni età. Ci basti pensare alla signora che scorge la prima ruga o al bambinone un po’ goffo che ancora non sa gestire il suo nuovo ingombrante corpo...
Durante l’adolescenza, in particolar modo, i cambiamenti sono molto rapidi e vistosi, quindi fortemente risonanti.
Inconsapevolmente le trasformazioni possono essere vissute come perdita del corpo infantile.
I cambiamenti maggiormente visibili sono l’altezza, il peso, la dimensione di certe parti del corpo, le proporzioni.
Strettamente correlata è la questione del confronto con i coetanei, che può influire sull’autostima: l’adolescente si concentra sulle differenze vivendo come definivo lo stato attuale del suo sviluppo; proprio per questo rimanere indietro assume il valore di inferiorità permanente, uno dei rischi che ne può derivare è quello della depressione.
Nei ragazzi essere precoce o tardivo, seppure si tratti sempre di allontanamento dalla norma, non assume lo stesso valore: i maschi più forti e più sviluppati (soprattutto relativamente alla comparsa dei caratteri sessuali secondari) risultano più popolari e meglio integrati.
Quelli con sembianze che ricordano ancora la fase precedente, cioè l’infanzia, possono invece essere presi di mira e rischiare di diventare vittime di bullismo.
In realtà non è tanto il compagno ad essere rifiutato quanto piuttosto ciò che rappresenta, a causa di un complesso fenomeno di rispecchiamento...
In ogni caso il ritardo rischia di relegare il ragazzo in una posizione di subordinazione psicologica e, se accade il modo continuativo, potrebbe influenzare alcuni tratti della sua personalità.

Nel caso delle ragazze il fenomeno può risultare anche opposto.
Sebbene anche per loro la voglia di diventare adulte possa facilmente giocare la sua parte, in alcuni casi lo sviluppo può essere considerato “pericoloso e da evitare”.
In questi casi sarebbe molto più desiderabile rimanere nello stato di preadolescente. A volte tale obbiettivo è perseguito talmente intensamente da portare l'adolescente a tentare di ridurre le proprie forme, agendo sull’alimentazione e sul peso ed attuando condotte più o meno pericolose.
Uno dei rischi estremi di questo fenomeno è l’anoressia.

Adolescenza e Sessualità

La sviluppo della sessualità durante l’adolescenza è preponderante.
Durante l’adolescenza infatti si completa la maturazione sessuale e si evidenziano in modo definitivo i caratteri sessuali secondari.
Nelle ragazze intorno ai 10-11 anni, cioè più precocemente che nei maschi, compare la prima mestruazione, cresce il seno, si presentano i primi peli sul pube, si arrotondano i fianchi e il grasso corporeo si distribuisce diversamente.
Un momento particolarmente importante è quello dell’arrivo delle mestruazioni. Questo evento può essere vissuto con reazioni di rifiuto e negazione, o come segnale a volte lungamente atteso, di progresso e conquista dell’autonomia.
Lo sviluppo sessuale nei maschi è più lungo e tardivo. Esistono ampie variazioni individuali, ma in genere avviene intorno ai 12-13 anni.
Uno dei primi segni è l’ingrossamento dello scroto e dei testicoli, successivamente vi è l’aumento del pene.
Appaiono peli più grossi, arricciati e sparsi sul pube, arrivano le prime eiaculazioni, compare l’acne e la traspirazione ascellare, più tardi compare la peluria facciale e il cambiamento della voce.
Molti giovani adolescenti hanno i primi contatti con la pratica della masturbazione, attività sessuale piuttosto normale a questa età, ma spesso vissuta con forte ansietà a causa di atteggiamenti sociali e personali.
Durante questa fase del ciclo vitale cambia anche l’atteggiamento verso l’altro sesso. Il contatto con l’altro è capace di scatenare ansie e timori; non è infrequente ad esempio la paura di essere rifiutati. L’esperienza con l'altro sesso può costituire una dolorosa delusione. Essa consiste spesso in una semplice soddisfazione fisica non accompagnata da fiducia e tenerezza. Può generare sensazioni di solitudine e lontananza.
Ciò rafforza la dipendenza dal gruppo di compagni dello stesso sesso che sembra una protezione contro la paventata intimità eterosessuale.

Adolescenza e Crescita

Adolescenza è per molti sinonimo di crescita. Infatti è durante questo periodo che il ragazzo acquisisce un nuovo modo di porsi di fronte al mondo. Il gusto dell’adolescente per l’introspezione, la sua propensione alla discussione, la tendenza a costruire o ad accettare entusiasticamente ideologie innovatrici, corrispondono alla maturata capacità di operare anche su dati espressivi e linguistici.
A differenza del bambino, l’adolescente non si limita ad accettare nozioni e relazioni che gli vengono offerte dal suo ambiente familiare e dal mondo adulto più in generale, ma elabora, mette in discussione, guarda al possibile...

Adolescenza e Gruppo

Il gruppo, di grande importanza per l’equilibrio ed il benessere personale in adolescenza, si costituisce come spazio di confronto e rispecchiamento, con sue regole specifiche spesso in opposizione a quelle del mondo degli adulti.
Il modo di relazionarsi con il gruppo cambia nel tempo. Possiamo idealmente suddividere l’adolescenza in due fasi: la prima e la tarda adolescenza.
- la prima fase si stabilizza all’incirca tra gli 10 e 12 anni e vede la costruzione di gruppi dello stesso sesso. In questo momento l’altro rappresenta lo specchio di sé. Il ragazzo si identifica nel gruppo e il gruppo rappresenta la proiezione di quello che sente di essere. L’essere parte del gruppo aiuta a superare le angosce relative alla propria identità sessuale attraverso una chiara distinzione dei sessi. All’altro gruppo, costituito da individui di sesso opposto, si tende ad attribuire caratteristiche negative o indesiderabili, quasi con atteggiamento paranoide.
- la seconda fase più tardiva, prevede la formazione del gruppo misto. Si tratta generalmente di un gruppo dove ogni membro esprime una tendenza.

Adolescenza – Una?

Ogni individuo si pone di fronte alle dinamiche adolescenziali in modo unico e personale. Di conseguenza possiamo dire che adolescenze ve ne sono tante quante sono gli adolescenti stessi.
Infatti, se è vero che si tratta di un fenomeno esclusivo ed irripetibile, è altrettanto vero che esistono punti in comune, che ci permettono di descrivere adolescenze adeguate, ritardate, prolungate, sacrificate, antisociali e dipendenti.
- Parliamo di adolescenza adeguata quando il processo di crescita pone il ragazzo di fronte ad un livello di stress che riesce a tollerare. Nonostante il cambiamento sia faticoso e lento, malgrado siano presenti momenti in cui si avverte il bisogno di tornare indietro, ad uno stadio di vita precedente e ben conosciuto, non si evidenziano problematiche particolari. Si tratta di ragazzi che, se di fronte ad una difficoltà, sanno chiedere aiuto in maniera spontanea.
- Adolescenza ritardata: si tratta di una condizione molto frequente. Il soggetto non abbandona le strategie, le difese e le modalità comunicative della fase precedente. In genere appartengono a famiglie borghesi, portano avanti i loro studi, intraprendono carriere già avviate in famiglia, sposano persone accettate dai genitori e riproducono il modello familiare. Spesso verso i 30 anni, o al primo impatto con la realtà, si trovano a fare i conti con la propria adolescenza non superata.
- Adolescenza prolungata: è meno frequente. In questi casi si ha un arresto all’adolescenza. Parliamo di giovani che cercano di evitare scelte definitive, sono spesso eterni studenti, sul piano dell’autoaffermazione hanno frequentemente progetti grandiosi. Diventare adulto significa per loro rinunciare, scegliendo una strada, a poter diventare qualsiasi cosa.
- Adolescenza sacrificata: per motivi diversi, questi adolescenti non possono disporre del tempo necessario da dedicare alla formazione della loro personalità. Rientrano in questa categoria i ragazzi che entrano precocemente nel mondo del lavoro e quelli che sostengono ruoli di tipo genitoriale all’interno della famiglia d’origine.
- Adolescenza antisociale: si tratta di un esito in stretta correlazione con le dinamiche del bullismo. Parliamo di adolescenti che tendono ad auto-idealizzarsi e provano spesso piacere nell’infliggere agli altri pene e dolore. Sono ragazzi che amano manipolare il mondo secondo i propri disegni.
- Adolescenza dipendente: in questa categoria rientrano moltissime tipologie di dipendenze, tanto che spesso è difficile parlare di tratti comuni.
Tra le più frequenti vi sono la dipendenza affettiva, quella da alcool e altre sostanze, la dipendenza da internet e dal gioco d’azzardo.
In tutti questi casi è presente un bisogno continuo di vicinanza rispetto alla fonte di dipendenza; spesso esiste una sottocultura più o meno vasta di individui che palesano gli stessi bisogni, generando un senso di appartenenza e di identità. Il rischio è che si crei tuttavia un forte distacco dalla realtà vissuta come scomoda e poco desiderabile.

La Psicoterapia Familiare

Se tutto questo non porta ai risultati sperati si tenga presente che la psicoterapia familiare offre ottime possibilità di risoluzione.
Per mezzo di uno specifico lavoro psicoterapeutico si avrà la possibilità di indagare sul disagio del bambino e sul miglior modo di rispondere da parte dei genitori e delle altre persone che se ne prendono cura.
È di fondamentale importanza, inoltre, dare il giusto peso al valore relazionale del sintomo: è probabile che il bambino attraverso il suo rifiuto voglia dirci qualcosa.
Un genitore, in condizioni di alimentazione inadeguata del proprio bambino, può sentirsi inadeguato egli stesso, arrivando ad esperire vissuti di ansia e di impotenza, difficili da gestire.
Il bambino, d’altra parte, può leggere la preoccupazione del genitore come un segnale di pericolo ed accentuare il suo stato di disagio. In questi casi c’è il rischio che si instauri un vero e proprio circolo vizioso in cui lo stato emotivo dell’uno mantiene e rafforza lo stato emotivo dell’altro.
Attraverso la terapia si utilizza in modo appropriato la più grande risorsa in nostro possesso: noi stessi. Infatti il momento del pasto ha un valore significativo perché nutriamo nostro figlio, oltre che con gli alimenti, con le nostre emozioni e la nostra affettività, quello che passa attraverso questo canale lo nutre ad un livello profondo e, attraverso l’azione di un circolo, questa volta virtuoso,  potrà proteggerlo da eventuali disagi e blocchi.

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